Mia cara Berenice,
lunedì il Segretario e il candidato Sindaco del Partito Democratico hanno visitato il quartiere romano di Tor Bella Monaca. Secondo la stampa locale, uno storico militante del Partito avrebbe gridato, all’indirizzo dei dirigenti: “Bisogna vincere qui, nel VI Municipio, per vincere Roma!”
Cibola, Atlantide… tante sono le città leggendarie… ma poiché Roma, come non mi stanco di ripetere, non è una città, bensì un mosaico di rioni, ecco che anche le sue leggende sono varie e composite: i Parioli, Roma Nord, Roma Sud, la Periferia.
La Periferia di Roma… talmente il cinema italiano ci ha inzuppato il pane e la steadycam, che la comica Emanuela Fanelli ha dedicato a questo sottogenere un’esilarante parodia, coinvolgendo anche attori di spessore. Piluccando così a caso al buffet della memoria, mi vengono in mente “Lo chiamavano Jeeg Robot” (Italia, 2005), “Brutti e cattivi” (Italia, 2017), “Rabbia furiosa – Er canaro” (Italia, 2018), ma anche “A mano disarmata” (Italia, 2019) e la serie “Suburra”.
Negli studi di Cinecittà, una riproduzione della Suburra c’è già, tra il Foro Romano e i Docks di New York. Se continua così, presto quegli abili artigiani ricreeranno anche qualche angolo suggestivo di Tor Bella Monaca, con il kebabbaro, il phone center e lo spray sui muri.
Cosa posso dirti io, di prima mano? Nulla, assolutamente nulla. La mia esistenza si svolge fra Trastevere e il Centro Storico. La Magliana conta? Non posso crederlo, è a due fermate di treno da casa mia. Almeno in questo caso, la collocazione geografica deve prevalere su quella socioculturale, almeno nell’oceano delle abissali, incolmabili distanze romane.
Una volta mi accompagnarono, in macchina, al funerale di una collega. Fu un lungo viaggio e sono disposto ad ammettere, in quel caso, di aver visitato la periferia. Mi parve apocalittica e spettrale. Una chiesa bassa e piatta, uno di quei frisbee di cemento che vanno di moda ora, gettato fra la sterpaglia di una distesa di condomini, dormitori apparentemente sprovvisti di qualunque servizio, fosse pure il bar a cui prendere un caffè: circostanza incredibile e allucinante nella Roma che io conosco letteralmente tappezzata di caffè, pizzerie a metro e rosticcerie.
Ma tutto quello che scrivi – esclamerai tu – calza come un guanto agli stereotipi sulla periferia romana! Dal modo in cui la ignori, al limbo in cui – con un misto di insipienza e indifferenza – collochi la Magliana, fino a quello in cui descrivi la tua unica, sporadica incursione in quel territorio! La tua narrazione evoca quasi una cartina dell’ATAC a cui fanno cornice le scritte “Hic sunt leones!”
Ebbene, non ti do torto. Del resto, spesso i luoghi comuni contengono un fondo di verità, tutto sta a saperlo maneggiare.
Un romanesco saluto.
Stan
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