Mia cara Berenice,
nonostante l’andamento buono, direi addirittura ottimo, della campagna vaccinale italiana, non so dirti se stiamo vedendo la fine sanitaria della pandemia: è giugno e l’ormai conclamata stagionalità del virus interferisce con ogni valutazione. Quindi, come si suol dire, rimandato a settembre.
Per quanto riguarda invece la fine sociale, io ne ho visto i segni nitidi in primavera, al mio ritorno da Bruxelles.
Roma si trovò allora, per un paio di settimane, in zona rossa. Quest’ultima sarebbe, in punto di diritto, un confinamento mascherato. Eppure, per strada, la vita scorreva normale, fatta salva la serrata di alcuni esercizi.
Nessuno si sognava, come nel 2019, di fotografare e segnalare chi uscisse di casa senza motivo. Le file davanti a supermercati e farmacie erano svanite. Al mercato rionale, il carabiniere in congedo si limitava a passeggiare fra le bancarelle, anziché contingentare gli ingressi. Anche al Ministero, l’atmosfera era completamente cambiata: telelavoro molto più circoscritto, caduto il divieto di condividere le stanze.
Evidente anche la differenza nelle riaperture estive. L’anno scorso, Roma aveva reagito atona, esausta, indifferente, desertificata, desiderosa solo di consegnarsi all’assediante, come la Venezia del 1797. Ora, i cinema hanno riaperto i battenti appena è stato consentito, con buon afflusso di pubblico, gli eventi culturali sono ripartiti imperiosamente. Io stesso, riluttante a tornare davanti al grande schermo, sono ormai un frequentatore assiduo.
In questo momento mi trovo sul treno ad alta velocità che mi sta portando nelle Venezie. Fino a poche settimane fa, dagli altoparlanti era un martellare ossessivo sull’obbligo di indossare la mascherina, pena la cacciata immediata dal convoglio. Ora, la voce elettronica annuncia invece che sulle carrozze è stato montato un nuovo sistema di aereazione, per cui la compagnia non è più tenuta ad attenersi al distanziamento sociale nella vendita dei posti.
I costi dei biglietti, tuttavia, non sono affatto diminuiti.
Un perplesso saluto.
Stan