Mia cara Berenice,
stamattina mi sono alzato dopo dodici oneste ore di sonno e, aprendo la finestra, mi è venuta la stravagante idea di riordinare il giardino.
Con molta calma, l’ho messa in pratica, ma era caldo, decisamente, ineluttabilmente e innegabilmente caldo.
È inutile illudersi, è inutile negare, è inutile nascondersi la realtà: si ricomincia.
Si ricomincia con orpelli indegni come il sudore e i pantaloncini corti, condonabili nei bambini, ma imperdonabili su persone adulte.
Si ricomincia con l’inaccettabile confidenza delle domande sulle ferie.
Si ricomincia con l’alito gelido da Dissennatore dei condizionatori e con il loro sputazzare sulle pubbliche vie.
L’estate, mia cara, è bella solo dove non c’è, come in Austria o in Belgio.
Prima che tu mi taccia di esagerazione e isteria, ti informo che sto vergando la presente per il bene comune. Mi lamento ora e moderatamente con 24 gradi, sperando così di non scrivere parole irripetibili quando ce ne saranno 34.
Un preventivo saluto.
Stan