Fides

Mia cara Berenice,

mi chiedi, molto giustamente, chi sia questo Fides il cui nome vedi punteggiare, come una fantasia vezzosa, la carta stampata ricoprente le mura dell’edifizio italico.

Si tratta di un domenicano originario dall’aspra Sardegna, ordinato monaco e presbitero sui monti dell’Abruzzo, espulso dal seno della Chiesa a Roma per la sua moralità troppo intransigente.

L’Ambasciata di Russia fu ben lieta di intercedere perché questo cupo, inquietante personaggio venisse accolto dalla Chiesa Ortodossa e nominato rettore di una loro cappella sui Castelli Romani, così da arrecare un moltiplicato, implacabile, esponenziale imbarazzo al Governo e al Vaticano. La cosa buffa è che se Fides si fosse azzardato a lanciare i suoi strali a Mosca o San Pietroburgo, le Autorità locali lo avrebbero tosto fatto accomodare in Siberia o sotto tre metri di terra ghiacciata.

Nel suo eremo arroccato sull’Urbe, egli è circondato da una torma di fanatici, generosamente sussidiata non tanto dai russi – notoriamente pessimi pagatori -, quanto dalla Principessa Ferraris, splendida e ricchissima giovane rampolla della Nobiltà Nera, evidentemente guastata da troppi rosari recitati in suffragio del Papa Re.

I suoi seguaci e i suoi detrattori parimenti lo temono, attribuendogli poteri oscuri e sovrannaturali. Per tre e tre volte i suoi profili sono stati oscurati sulle reti sociali, per tre e tre volte sono misteriosamente ricomparsi. Pare che anni fa sia comparso negli uffici della Questura di Milano, eludendo ogni vigilanza e sbarramento, e, imponendo le mani su una fanciulla marocchina fermata per taccheggio, l’abbia trasformata nella Principessa figlia di un Sultano d’Egitto.

Quando le Camere hanno istituito una Commissione d’Inchiesta sul suo operato, egli le ha solennemente maledette, profetizzando che un parlamentare su tre sarebbe andato incontro a fine inimmaginabile, mai prima sperimentata dal alcuno. Ebbene, non ci crederai: un terzo dei seggi del Parlamento è stato soppresso con riforma costituzionale.

Come vedi, dunque, la sua epifania sul palco della Festa del Lavoro per far sprofondare all’inferno, all’unisono in rovente abbraccio, marxismo e padronato, è tutto sommato poca cosa. Ugualmente appare comprensibile la riluttanza del Gabinetto Politico della Questura a muovere contro un personaggio che è certamente, se non un santo o l’Anticristo, quantomeno uno dei peggiori disturbatori e jettatori della storia recente.

Del resto, un buon poliziotto lo sa. Pazienza. Questi padreterni, prima o poi, cadono dal loro altare.

Un imperturbabile saluto.

Stan

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