Mia cara Berenice,
per quanto la tua sollecitudine mi commuova, non prenotare ancora nulla per la tua discesa in Italia: non perché io tema una seconda Caporetto, ma perché sono scettico sull’andamento epidemiologico estivo.
Le riaperture, infatti, sono state audaci quanto la tua scollatura, quando fai visita al Prorettore Strache. Roma, che l’anno scorso sembrava incapace di scuotersi di dosso il primo confinamento, è un fiorire di cinema aperti. Del resto, l’ultimo Decreto del Governo trova humus fertile in una situazione già estremamente rilassata, in cui la Zona Gialla e Arancione assumevano i connotati più di una serrata – estremamente selettiva – degli esercizi che di un vero confinamento.
Questo a fronte di una circolazione virale estremamente elevata e di una campagna vaccinale faticosamente decollata, ma ancora lontana dallo sganciare le sue bombe sulla capitale nemica. Se sono catastrofista, lo sono in buona compagnia. Se io mi limito a esprimere privatamente le mie perplessità, i Professori Crisanti e Galli lanciano pubblici anatemi.
A queste considerazioni razionali si sommano – come quasi sempre, nella mente umana – suggestioni psicologiche. Troppo evidenti le analogie con i bagordi estivi dell’anno scorso. Stesso improvviso rilassamento delle regole a inizio primavera, stesso tempo uggioso che ha reso più devastante la conflagrazione, quando finalmente è arrivato il caldo.
Sono invece favorevolissimo all’arrivo di turisti angloamericani vaccinati. Gli esperti e le Autorità sanitarie sono sempre più espliciti nel riconoscere la non pericolosità degli immunizzati. Inoltre, questo contribuirà a creare un’atmosfera da anni ’40-’50, con gli zii d’America che invadono Roma ostentando certificati vaccinali, anziché chewing gum e tavolette di cioccolata. Procaci trasteverine li assedieranno sulle loro jeep, per poi – nella riposta quiete di qualche appartamento del Testaccio – succhiare loro il sangue ricco e rosso di anticorpi, come le Spose di Dracula con Jonathan Harker.
Un transilvano saluto.
Stan