Scampanio festoso

Mia cara Berenice,

stamattina, arrivato nel parco antistante il Villino Algardi a leggere l’autobiografia della Regina Maria José, sono stato accolto da uno scampanio festoso che saliva dalle mille chiese di Roma.

Bella forza, dirai tu, è domenica.

Eppure, non ho potuto fare a meno di interrogarmi sulla regolamentazione dello scampanio nel diritto canonico, nella liturgia, nella prassi ecclesiastica, ma anche nell’ordinamento italiano, in cui tanto il Codice Civile, quanto quello Penale disciplinano il disturbo alla quiete pubblica.

Esiste, sul punto, un documento eccezionalmente analitico e completo, la circolare della Conferenza Episcopale Italiana n. 33 del 10 maggio 2002.

Il documento ripercorre la storia normativa dell’uso delle campane, regolamentato dal Codice di Diritto Canonico del 1917, ma non da quello attuale. Sorprendentemente, non esiste un atto formale, giuridico o dottrinale, che stabilisca quando, come e perché vanno suonate le campane. Per questo, la Conferenza invita i singoli Vescovi a provvedere per decreto.

Già il 25 novembre 1984, ad esempio, l’Arcidiocesi di Milano aveva emanato il decreto n. 2510, con cui ordina di non suonare le campane:

  1. di notte, fatta eccezione per Natale e Pasqua;
  2. prima delle 7.30 nei giorni feriali e delle 8 nei giorni festivi;
  3. a distesa, se non per le Messe solenni.

Il decreto precisa che le campane suonano al mattino per l’Ave Maria, a mezzogiorno e la sera, nonché alle 15 del venerdì in memoria della morte di Cristo. Infine, pone l’uso delle campane sotto la responsabilità esclusiva di parroci e rettori.

Limitazioni e cautele stringenti, evidentemente dettate dalla preoccupazione di rispettare la legge italiana, non sempre tenera con batacchi e campanili. La giurisprudenza, a riguardo, distingue fra uso delle campane per uso non liturgico e liturgico, ma, anche in questo secondo caso, non è affatto disposta a condonare rumori eccessivamente molesti in nome della libertà di culto o dei rapporti concordatari fra Italia e Santa Sede. In assenza di precetti normativi o giurisprudenziali chiari e univoci, il clero si attiene a criteri di massima prudenza. Non così don Camillo, il celebre parroco creato dalla penna di Giovannino Guareschi che usava disinvoltamente le campane per interrompere i comizi del Sindaco comunista Peppone.

Un bronzeo saluto.

Stan

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