Mia cara Berenice,
eravamo sul divano io, G. e S., che sarebbe il cane di G.
Come tutti i cittadini timorati della Legge, stavamo guardando “I soliti ignoti”, il programma di intrattenimento preserale del primo canale della TV di Stato. Immediatamente notiamo, con acume da investigatori, come la concorrente altri non sia che l’attrice Vittoria Puccini. Subito dopo, infatti, sarebbe andata in onda la prima puntata della serie “La fuggitiva”, che la vede protagonista: è bastato un attimo, a due menti allenate come le nostre, per unire i puntini.
Lupus in fabula, poco dopo G. riceve un messaggio.
“L. chiede se guardiamo ‘La fuggitiva’”.
“Rispondi: Stan vuole guardarla solo per la Puccini, ma non è sicuro di reggere”.
Tra l’altro, avevamo ordinato due pizze napoletane particolarmente ben guarnite, per cui il rischio sonnolenza era dietro l’angolo.
Eppure, in qualche modo, restiamo svegli.
La storia è fondamentalmente quella del film americano “Il fuggitivo” (USA, 1993), con Harrison Ford e Tommy Lee Jones, declinata al femminile.
La Puccini, figlia adottiva di un senatore e moglie di un assessore regionale, vive una vita dorata, finché qualcuno non le fredda il marito nella piscina di casa.
Chi è il colpevole? Polizia Giudiziaria e Magistratura non hanno dubbi: è stata lei. La incastrano una vestaglia insanguinata e la testimonianza di una escort, interpretata dall’ex velina Ludovica Frasca.
Quando i poliziotti vengono a prelevarla, la Puccini chiede il permesso di andare in camera sua per mettere insieme un po’ di effetti personali e scappa dalla finestra. Un’evasione non proprio difficile quanto la fuga da Alcatraz. Bizzarrie della sceneggiatura, che si era premurata di attribuire all’insospettabile moglie dell’alta società un curriculum da Rambo, facendola allevare da un ex rapinatore nei Balcani, nel pieno delle guerre d’indipendenza jugoslave. Infatti, poco dopo la vediamo mettere fuori combattimento due guardie giurate e mimetizzarsi nei modi più svariati: indossando varie parrucche, calcandosi il cappuccio sulla testa, inforcando occhiali scuri e travestendosi da spazzino.
La sua, ovviamente, non è una latitanza fine a se stessa: vuole trovare il vero colpevole. Perciò trova su Internet la escort che l’ha incastrata e le chiede un appuntamento per un “massaggio full body”.
Il resto lo puoi immaginare. La Puccini si sdraia sul lettino in biancheria intima – altra stranezza, perché per i massaggi generalmente la si toglie e una scena di nudo l’aveva già fatta in precedenza -, mentre la Frasca indossa un camice bianco scollato.
Fra le due intercorre il seguente dialogo.
“Sei molto brava”.
“E tu molto bella”.
Segue minaccia di tortura con una candela aromatica e, come se non bastasse, fa irruzione la giovane ispettrice di polizia con la pistola spianata.
“Picco dell’audience,” commentiamo io e G., affidando “alla icasticità dell’immagine l’espressione del pensiero”, per citare l’avvocato De Marzi di “Divorzio all’italiana” (Italia, 1961).
Attendiamo con ansia le prossime tre puntate.
Un devoto saluto.
Stan