Mia cara Berenice,
innanzitutto rassegnati: non chiamerò mai Myanmar la Birmania. Ringrazia che non la chiamo Burma, in onore di Lord Mountbatten, di Sua Maestà la Regina e dell’Impero Britannico.
Ciò detto, è curioso come, in alcune occasioni, il Male possa, senza nulla perdere della sua pravità, trascendere in un parossismo grottesco, caricaturale, quasi farsesco. L’esempio che più immediatamente viene in mente è quello di Heinrich Himmler, con la sua uniforme nera con la testa di morto, gli occhialetti tondi, il piede caprino, la fobia per il sangue e i deliri mistici neopagani, derisi dallo stesso Hitler che lo soprannominava “il Fedele”, come un cane.
Questo climax si è raggiunto anche in Birmania, con i militari che festeggiano a un gala in alta uniforme la Giornata delle Forze Armate, mentre per le strade la folla viene massacrata e la TV di Stato diffonde il seguente avviso di pubblica utilità: “Imparate da coloro che sono morti prima di voi. Ricordate che si può essere colpiti alla testa e alla schiena”.
A New York, l’Ambasciatore birmano presso le Nazioni Unite, nominato dal precedente Governo civile, ha chiesto alla comunità internazionale di intraprendere “la più forte azione possibile” contro la Giunta. I vertici militari di undici Paesi, fra cui l’Italia, hanno rilasciato una dichiarazione in cui si sottolinea che “i militari di professione si attengono alle regole internazionali di condotta e hanno la responsabilità di proteggere, non colpire, le popolazioni che servono”. Bizzarra e poco ortodossa prassi, quasi che i generali birmani potessero riconoscere come interlocutori solo dei colleghi con le stellette.
“La più forte azione possibile”? La parola chiave è, appunto, “possibile”. Se la politica interna ti pare una cosa sporca, sappi che le relazioni internazionali sono addirittura diaboliche.
Se tratti con un regime dittatoriale sei immorale, se non lo fai non solo pregiudichi il tuo interesse nazionale, ma perdi anche l’opportunità di esercitare pressioni a fin di bene.
Sanzioni?
Se ne applichi di puramente politiche, come le condanne e le dichiarazioni, sei un ipocrita.
Se ne applichi di economiche, affami il popolo oppresso mentre il dittatore continua a razzolare.
Embarghi sulle forniture militari? Rischi di disarmare la sola opposizione.
Un intervento militare? Per blindarlo dal punto di vista giuridico, serve un voto del Consiglio di Sicurezza: nove voti favorevoli e nessun veto da Stati Uniti, Inghilterra, Francia, Russia e Cina. Nemmeno così ti metti al riparo dalle accuse di un essere un guerrafondaio o un irresponsabile che aggraverà la situazione. Fu regolarmente autorizzato dal Consiglio di Sicurezza, ad esempio, l’intervento della NATO nella guerra civile libica del 2011.
Un amletico saluto.
Stan