La Terra di Mezzo italiana

Mia cara Berenice,

in Austria avete i reality sulla caccia alla volpe e il valzer, in Italia li abbiamo su alberghi e ristoranti.

Stasera ho visto, senza soluzione di continuità, “4 Ristoranti” con lo chef Alessandro Borghese e “4 Hotel” con lo chef Bruno Barbieri. Perché uno chef a ispezionare degli alberghi? Lo chef, in Italia, c’è sempre. Prima di Barbieri, se vuoi saperlo, c’era il suo collega romano Antonio Colonna, che ha un ristorante all’interno del Palazzo delle Esposizioni e ha da poco aperto un bistrot a Termini.

In ogni caso, il primo reality era ambientato in Emilia Romagna, il secondo in Toscana. Terre famose per la loro gastronomia, perfino in Italia. Strane terre, al confine tra Nord e Centro.

L’economia fiorente del Nord, ma tante differenze. La politica, innanzitutto. Emilia Romagna e Toscana erano, e in parte sono ancora, roccaforti rosse. In Emilia Romagna ruota il “Mondo Piccolo” di Giovannino Guareschi, in cui la chiesa arcipretale di Don Camillo era assediata dai comunisti del Sindaco Peppone, immancabili vincitori delle elezioni amministrative. Economicamente, questa inclinazione ha fatto proliferare le grandi cooperative, molto meno diffuse nel resto dell’Italia.

Esiste poi una strana connessione fra queste terre e il mondo dei motori e delle corse. La Ferrari ha sede a Maranello, la Ducati a Bologna. Valentino Rossi proviene dall’estremità settentrionale delle Marche, al crocevia con Emilia Romagna e Toscana, non lontano dalla piccola Repubblica di San Marino, che ospita un suo Gran Premio motociclistico. L’Autodromo Internazionale del Mugello sorge fuori Firenze. A Imola è ambientato il film “Veloce come il vento” (Italia, 2016), di Matteo Rovere, con Stefano Accorsi e Matilda De Angelis.

Anche storicamente, quei paesaggi sono sempre stati terre di mezzo, un’ambiguità incarnata dal Granducato di Toscana, annesso dal Regno d’Italia nel 1860. Abbastanza moderno, quello Stato, da regalare all’Italia la sua lingua ufficiale, creata dai letterati patriottici basandosi sul fiorentino, e per promulgare, ancora nel 1786, il Codice Leopoldino, il primo in Europa ad abolire la pena di morte. Non abbastanza moderno, d’altro canto, per contendere al Regno di Piemonte-Sardegna la guida politica del movimento risorgimentale.

“Cose che succedono in quel paese, dove il sole picchia come un martello sulla testa della gente, dove spesso si ragiona con i pugni, ma dove, almeno, si rispettano i morti.” (dal film “Don Camillo”, Italia, 1952).

Un pugnace saluto.

Stan

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