Mia cara Berenice,
il 71° Festival della Canzone Italiana si è concluso nella tarda notte di ieri, per cui, secondo un inattaccabile ordine delle priorità, posso di nuovo scriverti stasera.
La prima serata del Festival, come ricorderai, è stata co-condotta dall’attrice italiana Matilda De Angelis, recentemente sbarcata a Hollywood. Ella ha un passato di musicista – si è infatti esibita in un duetto – e ha recitato nel video ufficiale di “Felicità puttana”, canzone del gruppo Thegiornalisti.
Felicità puttana, Roma puttana.
Roma Amor, come scrivono le quattordicenni che infestano di lucchetti il Ponte Milvio.
Ricordi come io e la mia città avevamo litigando, amaramente e ferocemente, durante e dopo la prima ondata pandemica? Vittime del confinamento, come tante coppie.
Ricordi la sua reazione fredda e sussiegosa, quando minacciai di andarmene a Bruxelles?
Non credeva, l’algida signora, che avrei veramente preso quell’aereo. Dopotutto c’erano la pandemia, il parere contrario della mia famiglia, la prospettiva concretissima – e infatti puntualmente realizzatasi – di un nuovo confinamento in Belgio.
Si schiantò perfino il motore dell’aereo – ricordi? – a pochi minuti dal decollo.
Salii su un altro apparecchio e atterrai a Bruxelles. Quando sbucai dalle scale mobili della stazione di Schuman, era buio e un vento gelido mi schiaffeggiava la faccia con guanti bagnati.
La stanza interrata nel cuore del Quartiere Europeo sembrava presaga di sventura, ma, a volte, è possibile battere il pronostico.
Sono tornato, figurativamente parlando, abbronzato, con gli occhiali da sole e i segni di un succhiotto sul collo.
Avevo la più ferrea volontà di fargliela pagare.
La buona notizia è che, finalmente, si è fatta prendere dal panico.
Clima primaverile, cielo azzurro e mura ocra, il Ministero riportato magicamente quasi ai tempi ante-pandemia, corridoi affollati, saluti festosi, attrezzatura informatica nuova di zecca, novità organizzative e dossier stuzzicanti.
La casa a Monteverde, che solitamente dopo ogni viaggio mi veniva riconsegnata irta di trappole e dispetti, tirata a lucido e a nuovo, simile a una reggia o alla caverna di Aladino. Il vicino del primo piano mi ha aiutato a riavviare il gas, quello dell’ultimo si è offerto spontaneamente di cambiare l’antenna televisiva comune, ormai malfunzionante.
Il quartiere, il mercato, le bancarelle di libri usati. Too Good to Go diffusosi, improvvisamente, più di un teoria complottista, con esercizi aderenti ogni duecento metri.
Quanto a questo, il cibo merita un capitolo a parte. Qualche giorno fa, uscendo dal Ministero in pausa pranzo, sono andato a fare due passi per Trastevere. A Piazza San Cosimato, per la misera somma di sei euro, mi hanno dato un lesso con patate arrosto che non ti so descrivere. Oggi A. ha sbattuto su un ottimo risotto di frutti di mare il carico di un pesce intero in cartoccio; io avevo acquistato le zeppole di San Giuseppe, grosse come un pugno.
Insomma, la signora si è spaventata, e questa è la buona notizia.
La cattiva è che io sono crollato come un quattordicenne grondante ingenuità e ormoni.
I’ll see you later, Mrs. Robinson.
Stan