Scricchiolii

Mia cara Berenice,

mi appresto ormai a rientrare a Roma, non so ancora se transitoriamente o meno.

Dico arrivederci a un Paese che mi ha, tutto sommato, bene accolto, con la rilassatezza e la cordialità di un corpo sociale apparentemente meno esposto all’impatto socio-economico della pandemia – non già a quello sanitario: il Belgio ha collezionato statistiche fra le peggiori a livello mondiale, soprattutto durante la prima ondata, e, fino a qualche mese fa, era quasi impossibile farsi un tampone.

Pura apparenza? In effetti, molti quartieri e zone anche centrali della città mostrano segni evidenti di disagio sociale, la capitale è da molti additata come poco sicura e, infine, gli attentati del 2016 parlano da soli.

Sarà forse che io venivo da Roma, città turistica e ministeriale duramente colpita dal blocco repentino dei viaggi, dal telelavoro e da tare preesistenti alla pandemia.

Almeno ai miei occhi ingenui da novellino, Bruxelles sembrava conservare un sembiante di normalità, complice il confinamento blando, l’utilizzo praticamente universale dell’asporto nella ristorazione e l’obbligo, per i numerosissimi dipendenti e collaboratori delle Istituzioni europee, di telelavorare entro un raggio di due ore dalle rispettive sedi. In pausa pranzo puoi uscire dall’ufficio domestico per fare due passi e incrociare ovunque distinti impiegati con la tessera dell’Unione penzolante dal collo e recipienti da asporto o bicchieroni da passeggio in mano.

Negli ultimi giorni, tuttavia, le unghie adunche del virus hanno cominciato a raschiare anche questa patina, forse untuosa, di business as usual. Dopo essersi scusata per il continuo afflusso di visitatori nella mia stanza, la compita padrona di casa cinese mi ha confessato che sta faticando a riaffittarla. Eppure, poche settimane fa, si era scusata per l’impossibilità di tenerla a disposizione per il mio probabile rientro, in quanto “a inizio marzo avrebbe trovato molto facilmente un inquilino”.

Sotto casa, inoltre, ho un ristorante italiano: italiano vero, a giudicare dall’insegna e dal menù esposto. Quest’ultimo era invitante, tanto che mi ero ripromesso più volta di sedermi fra quei tavoli, appena i provvedimenti del Governo lo avessero consentito. Oggi, l’intero edificio era avvolto in drappi bianchi, avvolti in due giri di corda rossa da cui penzolava questo cartello in francese: “Ci si accorge di quanto una cosa è importante solo quando non c’è più. Bruxelles, 22 febbraio 2021”.

Anche il piccolo supermercato di fronte ha chiuso, un paio di settimane fa.

La campagna di vaccinazione sembra procedere ancora più a rilento che in Italia. Secondo le comunicazioni diramate dalla Commissione, per i funzionari europei esenti da particolari fattori di rischio se ne riparlerà in estate.

Uno speranzoso saluto.

Stan

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