Pattini d’argento

Mia cara Berenice,

“Pattini d’argento” (“Hans Brinker, or the Silver Skates”, James O’Kane, 1865) è un romanzo della scrittrice americana Mary Mapes Doidge. Appassionata di storia olandese, la Doidge ambientò nei Paesi Bassi la vicenda che, come è facile immaginare, ruota intorno al pattinaggio sul ghiaccio.

Era questo uno sport diffusamente praticato anche qui in Belgio fino a pochi giorni fa, prima che una primavera repentina investisse il Regno. Poco importa che, già allora, la temperatura danzasse intorno allo zero e gli Hans Brinker locali si esibissero su laghetti ghiacciati solo a chiazze. Il tutto a me pareva una pessima idea e, infatti, oggi Le Soir riferisce di una novella Esther Williams tuffatasi a capofitto nell’acqua gelida. Secondo la BBC News, peraltro, la malsana moda si sarebbe diffusa in tutta Europa, inducendo le Autorità locali a lanciare appelli riassumibili nella frase: “State lontani dai laghetti!”

La Williams, per inciso, ha avuto un vero e proprio ritorno di fiamma, ultimamente. L’ha interpretata Scarlett Johansson in “Ave, Cesare!” dei fratelli Cohen (USA-GB, 2016), ma anche Miriam Leone in un servizio fotografico scattato per Panorama nel 2014.

Tuttavia, la più pregevole produzione cinematografica recente in materia è certamente “Tonya” (USA, 2017), in cui Margot Robbie veste i panni della campionessa olimpica americana Tonya Harding, famosa per essere riuscita a eseguire un triplo axel e per la gambizzazione della rivale Nancy Kerrigan.

Naturalmente, Netflix non poteva restarsene a guardare e, l’anno scorso, ha mandato in onda “Spinning Out”, con Kaya Scodelario e January Jones.

Presumo possa invece essere considerato un classico la commedia romantica “Vincere insieme” (USA, 1992).

Nel mondo reale, in Italia godono di una certa popolarità le pattinatrici Carolina Kostner e Valentina Marchei. Esiste anche un campionato nazionale di hockey su ghiaccio, l’Italian Hockey League, con cinque squadre trentine e due venete.

La trasmissione satirica “Mai dire domenica” ha infine reso celebre il pattinatore australiano Ray Bradbury, campione olimpico a Salt Lake City 2002 grazie a una caduta multipla degli avversari in finale. Va detto per giustizia che Bradbury aveva già vinto una medaglia di bronzo a Lillehammer e tre medaglie ai campionati mondiali, fra cui un argento e un oro, prima di essere messo temporaneamente fuori gioco da due gravissimi infortuni. Anche per lui, quindi, lieto fine come per il piccolo collega Hans Brinker.

Un triplo saluto.

Stan

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