Mondi di mezzo

Mia cara Berenice,

l’Enciclopedia Treccani definisce il mondo di mezzo come un “punto d’incontro tra interessi della politica e dell’imprenditoria e interessi della criminalità organizzata”.

La locuzione è diventata di uso comune a seguito di un’inchiesta giudiziaria sul malaffare romano del 2014, fino a ispirare, due anni dopo, l’omonimo film di Massimo Scaglione.

Terra di Mezzo è anche l’universo fantasy in cui Tolkien ha ambientato la saga del Signore degli Anelli, popolato da uomini, elfi, nani, orchi e mezzuomini: gli hobbit.

Demi-monde, era, nella Francia del XIX secolo, quello in ascesa dei parvenu che invadevano i salotti aristocratici; a coniare l’espressione fu Dumas Figlio, con l’omonimo romanzo uscito nel 1855. Nella serie TV “Penny Dreadful”, ambientata nella Londra vittoriana, il demi-monde è invece una sorta di dimensione parallela.

Per me, infine, il mondo di mezzo è Bruxelles, quando vado a ritirare le Magic Box prenotate su Too Good to Go sul filo del coprifuoco.

Sarà un caso, ma in quei momenti la capitale belga e delle Istituzioni assume una connotazione più surreale del solito. Non perché sia semideserta, quella è la sua condizione naturale. Il cielo notturno striato di pioggia, nuvole e inquinamento luminoso ha una colorazione violacea, da sudario. La geometria delle moderne case belghe, improvvisamente spezzata qua e là da murali variopinti, si fa ondeggiante come un cubo di Rubik, pulsante, assorbente, onirica. Le strade centuriate diventano un reticolo sterminato di angoli retti secchi e minacciosi, evocativo della saga di Tron. Ci si addentra in grandi centri commerciali in cui l’unica vetrina illuminata è quella che ti attende e l’unica presenza una guardia giurata che percorre, a passo lento e regolare, il piano superiore.

Si fanno strani incontri. Una volta, come già ti scrissi, un gruppo di ragazze che twerkavano in un vicoletto di Sablon. Stasera, a ridosso del Quartiere Europeo, un’altra ragazza esamine a terra. No, nessun bisogno di soccorso. Era circondata dagli amici e credo un Uber stesse già accostando al marciapiede.

Pericoloso? Non te lo saprei dire. Le mie amiche della Delegazione del Governatorato e del Comitato delle Regioni insistono di no. Dall’altra parte, proprio in questi giorni una ragazza ha diffuso online una petizione per chiedere più sicurezza nella zona, peraltro centralissima e apparentemente tranquilla, del Parco del Cinquantenario, nei cui paraggi sarebbe stata aggredita. Da alcune scene a cui ho assistito, posso dirti che la polizia ha la mano pesante; e questo – contrariamente a quanto credono gli allocchi – non è quasi mai buon segno.

Roma? Be’, la zona di Termini non è certo invitante, e nemmeno i portici del Vaticano all’imbrunire. A Monteverde i furti in appartamento sono piuttosto frequenti e io stesso, come ricorderai, in un’occasione sono stato rapinato appena sceso dal tram.

Trasferirsi in campagna, come va di moda in tempi di pandemia? Non credere che una casa isolata nel verde sia così rassicurante, quando cala la sera. Posso dirtelo per esperienza personale, pure se a noi personalmente non è mai accaduto nulla e l’unico tentativo di furto l’abbiamo subito una volta trasferiti a C.

Insomma, direi che l’unica soluzione è un pizzico di fatalismo. Quando discussi con mio padre la possibilità di installare delle inferriate a Roma, mi liquidò con “Non puoi mica rinchiuderti in un carcere”. Gli ho dato retta. D’altronde, mio nonno raccomandava di lasciare sempre le porte aperte, “così almeno i ladri non fanno danni alle serrature”.

Om, dunque.

Stan

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