Da P. a Filippopoli

Mia cara Berenice,

ricordi P., il paesino in cui faccio il proiezionista volontario nell’ex cinema parrocchiale?

Ebbene, oggi una sua delegazione è a Roma, a perorare la causa della città, candidata finalista a Capitale Italiana della Cultura per l’anno 2022; l’audizione pubblica avanti la Commissione Ministeriale è stata trasmessa in streaming.

Di che si tratta?, dirai tu. C’è una sola Capitale della Cultura, ed è Vienna.

In realtà, è la situazione è più complessa, un po’ come l’ordinamento costituzionale austro-ungarico.

La Capitale Italiana della Cultura è stata istituita con Decreto del Governo nel 2014 e il Ministero della Cultura ha pedissequamente provveduto ogni anno, proclamando nell’ordine Mantova, Pistoia, Palermo e Parma.

Tutte città di una certa dimensione, il che fa dubitare delle chance di un paesino come P. Eppure, chi può dirlo? Non era questo forse, secondo i soloni, l’anno della rinascita dei borghi? Rinascano i borghi, dunque!

Oltretutto, P. fa parte delle Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene, recentemente riconosciute come Patrimonio Mondiale dall’UNESCO. Al netto di qualche refuso, il sito ufficiale dell’Agenzia ONU descrive le Colline in modo accurato, tanto da citare la “tecnica di coltivazione della vite denominata “bellussera” […] ideata dai fratelli Bellussi per combattere la Peronospora alla fine dell’800,” che “prevede una disposizione geometrica delle piante di vite realizzata attraverso l’utilizzo di file di pali in legno alti circa 3 o 4 metri, le cui sommità, unite con fili di ferro, si incrociano formando una raggiera”: la mitica “biusera”, in vernacolo, ormai abbandonata per comodità in favore degli universali filari. La “biusera”, a quanto pare, era infatti molto disagevole da curare e vendemmiare. Un giovane intellettuale che proponeva di reintrodurla fu fulminato dalla mia prozia al grido di “Al prove!” (“Ci provi!”)

Tornando alla Capitale Italiana della Cultura, essa altro non è che la riedizione nazionale della Capitale Europea della Cultura, proclamata oggi anno dal Parlamento Europeo a partire dal 2007 e istituzionalizzata dal 2014. Nel 2019 è toccato all’italiana Matera, ex aequo con la bulgara Plovdiv, nota anche come Filippopoli.

Quest’ultima la visitai proprio nel 2019, quando alla Casa della Cultura andò in scena la mia commedia, e potei così ammirare il Teatro Romano del II secolo, mirabilmente conservato nonostante gli sforzi di seppellimento – così almeno ci fu confidato – delle deposte Autorità comuniste.

Da P. a Filippopoli, passando per Roma e Matera. Vedi che, anche in piena pandemia, si può viaggiare.

Uno svolazzante saluto.

Stan

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