Mia cara Berenice,
è finalmente giunta al suo tormentato, burocratico, legalistico, ipertrofico epilogo la saga della Brexit, iniziata addirittura nel giugno del 2016.
Ricordo bene come, all’epoca, tanti europeisti si strapparono i capelli. Io non ne vedevo la ragione allora e non la vedo nemmeno oggi.
Qualcuno addirittura rumina e macchina vendette. Crollo della City di Londra, sostituita come piazza finanziaria da Parigi o Francoforte. Secessione della Scozia, le avanguardie dell’IRA e l’Esercito irlandese che entrano a Belfast. Scaffali dei supermercati vuoti, inglesi costretti a nutrirsi di salsicce e pudding. Scenari in parte plausibili, in parte meno; ma non è questo il punto.
Bisogna gioire, solo gioire.
Qual è l’utilità di avere uno Stato membro che oppone il veto a qualunque cosa? Nessuno, a Bruxelles, aveva la sensazione di essere uno di quei poveretti che per anni, irragionevolmente, si intestardiscono a corteggiare una donna da cui non otterranno mai neanche un buffetto sulla guancia?
Bisogna gioire, dunque, gaudemus igitur. “Goodnight and thank you,” cantavano Antonio Banderas e Madonna in “Evita” (USA, 1996). Anzi, per la precisione: “Goodnight and thank you whoever”.
Kindest regards.
Stan
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