Mia cara Berenice,
l’Istituto Nazionale di Statistica stima che, alla fine del 2020, si avranno in Italia oltre settecentomila morti, un valore che non si raggiungeva nel 1944.
Nel 1944, come già sai, infuriava la Seconda Guerra Mondiale, ma per l’Italia non fu un anno di conflitto qualunque: fu forse il peggiore.
Il 1943 vide, secondo la celebre definizione di Indro Montanelli, “la morte della Patria” e l’occupazione tedesca: ma solo in settembre.
Il 1945 fu l’anno delle Liberazione.
Il 1944, con la non trascurabile eccezione della liberazione di Roma, fu un anno cupo, plumbeo.
Si aprì con il funereo processo di Verona, con cui la Repubblica Sociale Italiana condannò a morte i gerarchi fascisti che avevano osato sfiduciare Mussolini, compreso il genero di quest’ultimo, il Conte Galeazzo Ciano di Cortellazzo e Buccari. Un altro tribunale speciale, in maggio, avrebbe mandato davanti al plotone d’esecuzione gli ammiragli Inigo Campioni e Luigi Mascherpa.
Si combatté la discussa battaglia di Montecassino, con il bombardamento della millenaria Abbazia e le marocchinate – ossia gli abusi sulla popolazione civile da parte delle truppe coloniali francesi – che ne seguirono.
Si consumò l’eccidio delle Fosse Ardeatine.
In Grecia affondò la nave Oria, con oltre quattromila prigionieri italiani a bordo.
Ci fu un disastro ferroviario a Balzano, eruttò il Vesuvio, esplose una galleria a Genova.
A Palermo insorsero i disperati e l’esercito sparò ad altezza d’uomo.
Il comandante alleato generale Harold Alexander, futuro Conte di Tunisi, impartì alla Resistenza italiana il contestato e disatteso ordine di interrompere le operazioni, da alcuni interpretato come un vero e proprio tradimento, determinato da anticomunismo più che da reali ragioni strategiche.
Insomma, l’alba fu particolarmente scura, prima dell’aurora.
Speriamo che per il 2020 sia lo stesso.
Un silenzioso saluto.
Stan
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