Mia cara Berenice,
Abissinia era un nome coloniale dell’Etiopia, associato in Italia soprattutto alla Guerre d’Abissinia.
L’Italia ne combatté due, con il medesimo obiettivo: colonizzare il Paese, uno dei pochi territori indipendenti rimasti in Africa.
Il primo tentativo fallì miseramente, ad Adua settemila soldati italiani rimasero sul campo.
Per esorcizzare quel fantasma, nel 1935 Mussolini schierò oltre mezzo milione di uomini modernamente armati, aeronautica e gas compresi.
L’Impero d’Etiopia, spettacolarmente proclamato dai Fori Imperiali, durò poco. Nel 1941, entrata improvvidamente l’Italia nella Seconda Guerra Mondiale, truppe anglo-etiopi liberavano il Paese.
Nel 1973, la celebre giornalista Oriana Fallaci intervistò l’Imperatore Hailé Salassié d’Etiopia, divenuto celebre per la resistenza all’invasione italiana.
Il resoconto dell’intervista si può leggere nel libro “Intervista con la storia” (Rizzoli, 1974) ed è agghiacciante. La Fallaci descrive Sua Maestà Imperiale, Potenza della Trinità, gettare monete ai suoi sudditi affamati da un’auto scoperta, circondata da soldati della Guardia Imperiale armati di fucile mitragliatore.
Sempre nel 1974, Salassié venne detronizzato. Lo sostituì il Derg, il Consiglio, che non fu migliore del Governo monarchico.
In tutto questo, infuriò per decenni la guerra in e con l’Eritrea.
Oggi, la stampa internazionale ci parla di un nuovo conflitto nel Tigrai.
Insomma, un disgraziato Paese, quasi succube della maledizione che, nel romanzo “Tempo di uccidere” di Ennio Flaiano (Longanesi, 1947), trasfigura il mal d’Africa in una cappa cupa e opprimente.
Un mesto saluto.
Stan