Mia cara Berenice,
nella mia ultima paventavo che la fine della pandemia, per quanto anelata, potesse essere un brusco risveglio per l’Occidente.
Oggi ne ho avuto conferma, leggendo un articolo di Giacomo Lepri e Irene Solmone sulla crisi dell’Organizzazione Mondiale del Commercio.
Magari il nuovo accordo commerciale cinese non è niente di speciale, almeno agli occhi ingenui del giurista, ma l’alternativa multilaterale quale sarebbe?
L’OMC è in crisi nera, con le tornate negoziali (round) di Doha miseramente fallite, il Collegio d’Appello paralizzato dai veti degli Stati Uniti, il seggio di Direttore Generale ancora vacante per l’identico motivo.
Lo stesso copione è andato in scena con l’OMS, comunque bisognosa di riforme che, in questo clima, difficilmente arriveranno.
Qui a Bruxelles, l’approvazione del bilancio pluriennale è paralizzata del veto di Polonia e Ungheria. Abbiamo quindi un’Unione Europea che, mentre ancora negozia la dipartita della Gran Bretagna, continua a riconoscere uno jus intercessionis a ciascuno dei suoi ventisette Stati membri.
Lussi.
Campi da golf sfavillanti del Nordamerica.
Pantagrueliche grigliate di carne del Sudamerica, accompagnate da rum e dai più squisiti succhi di frutta che assaggerai mai.
Spiagge cristalline dei Caraibi.
Praline finemente cesellate di cioccolata belga.
Paté di fegato d’oca francese.
I mille piatti e le mille cupole d’Italia.
Lussi. Non faccio il moralizzatore, il Catone delle Leges Sumptuariae. Anzi, spero che potremo continuare a permetterceli ancora. Lo spero.
Un pastoso saluto.
Stan
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