Mia cara Berenice,
come promesso, mi sono documentato.
Per inciso, ti informo che in tua madre la sinofobia ha avuto la meglio sull’antipatia nei miei confronti, tanto da costringerla a scrivermi a sua volta per chiedere delucidazioni.
Mi guaderò bene dal risponderle, mi farai la grazia di esporle tu i contenuti di questa mia.
Dunque, l’accordo in questione è nominato Partenariato Economico Globale Regionale: una traduzione un poco bizzarra, ma apparentemente ufficiale, di Regional Comprehensive Economic Partnership (RCEP).
Questa RCEP, dunque, è stata firmata dai Paesi ASEAN (ossia Brunei, Cambogia, Indonesia, Laos, Malesia, Birmania, Filippine, Singapore, Thailandia e Vietnam), nonché da Cina, Australia, Giappone, Corea del Sud e Nuova Zelanda. Manca all’appello, significativamente, l’India.
Il trattato ricalca gli accordi vigenti in ambito OMC, sotto almeno tre aspetti: li richiama spesso, contiene disposizioni simili e prevede un analogo sistema di risoluzione delle controversie basato su collegi (panel).
Giuridicamente, nulla di memorabile.
Politicamente ed economicamente, molto dipenderà dell’effettiva prassi di attuazione. La Cina non è in buoni rapporti con molti Paesi asiatici confinanti, anche a causa delle sue crescenti rivendicazioni marittime e territoriali. Tra essa e il Giappone ci sono vecchie ruggini risalenti alla Seconda Guerra Mondiale, mai del tutto rimosse. Inoltre Giappone, Corea del Sud, Australia e Nuova Zelanda sono fortemente legati agli Stati Uniti.
Il gran rifiuto indiano fa naturalmente rumore ed è un fattore di peso. Del resto, anche fra Nuova Delhi e Pechino i rapporti non sono mai stati buoni, con scaramucce di confine anche recenti.
Insomma, si vedrà.
Un saluto.
Stan
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