Mia cara Berenice,
a Bruxelles c’è la foresta di Soignes: non un parco, proprio una foresta.
Nel cuore della foresta, sono stati piantati trentadue alberi, per commemorare le trentadue vittime degli attentati di Bruxelles del 22 marzo 2016.
La mattina di quel giorno, due ordigni esplosero nella hall dell’aeroporto di Bruxelles Zaventem, in corrispondenza del banco delle Brussels Airlines e delle American Airlines.
Poco dopo, un terzo ordigno devastò la metro di Maelbeek, nel cuore del Quartiere Europeo.
Gli attacchi vennero rivendicati dallo Stato Islamico.
Dei presunti attentatori, tre si immolarono come kamizake. Altri tre, fra cui quello noto come “l’uomo con il cappello”, vennero arrestati; uno è stato in seguito scarcerato. L’ultimo è caduto a Raqqa, in Siria, per mano americana.
Sugli attentati la giustizia non ha mai emesso una sentenza definitiva.
Ultimamente, come ben sai, abbiamo avuto un’ulteriore ondata di attacchi islamisti in Francia e nella tua Austria.
Il modello ora seguito da al-Qaeda e dallo Stato Islamico sembra essere quello del cosiddetto “lupo solitario” che agisce con mezzi di fortuna. Dolorosissimo e praticamente impossibile da prevenire, ma quantomeno ben lontano dai truci fasti islamisti di New York, Madrid e Londra. Bin Laden è morto, il Califfato non esiste più quantomeno come entità territoriale. Su Foreign Policy, Jonathan Spyer parla apertamente di declino dell’islamismo radicale.
Auguriamoci di non peccare di ottimismo.
Uno speranzoso saluto.
Stan