Mia cara Berenice,
i cinema chiudono, di nuovo. A Bruxelles e, sembra, anche in Italia.
Tu sai quanto sia importante il grande schermo per me; in Italia, faccio anche il proiezionista.
È inutile dirti che, per me, vedere un film in streaming è qualcosa, ma non è la stessa cosa.
È peraltro illusorio pensare che questa pandemia si limiti a trasferire la visione dal grande al piccolo schermo domestico.
Essa colpirà le produzioni, a vari livelli. Sarà più difficile girare e sarà anche meno redditizio, dato che una fetta consistente di incassi, nonostante tutto, veniva ancora dalle sale.
Rinascita delle piccole sale? Dei cineforum? Delle proiezioni all’aperto? Delle produzioni indipendenti?
Francamente, tutto ciò mi consola poco.
Il cinema è anche lustrini, paillette, tappetti rossi, divette, flash.
Anche il film di cassetta, il Blockbuster, ha una sua funzione ben precisa che i cinefili sinceri e sopportabili riconoscono. Si può, anzi si dovrebbe essere estimatori della cucina stellata ed essere comunque in grado di apprezzare il panino caldo e unto di porchetta di Ariccia allungato da un camioncino variopinto lungo Via del Foro Italico.
Del resto, questa mia querimonia contiene in sé la soluzione. Se il cinema è veramente tutto quello che dico, sopravvivrà.
Uno speranzoso saluto.
Stan