Oggetti

Mia cara Berenice,

qui a Bruxelles tutto procede bene.

Faccio vita piuttosto ritirata a causa della pandemia, ma la cosa non mi pesa.

Ho sempre provato una strana attrazione per gli oggetti e gli edifici sono gli oggetti per eccellenza. Percorro la città più volte al giorno, scattando fotografie attraverso il mostruoso, quadruplice occhio del mio cellulare cinese.

Lo facevo anche a Roma, anzi ho proseguito fino all’ultimo.

Sono così accomunato ai miei simili almeno dall’amore per la fotografia, seppure per motivi – credo – diversi dai loro.

Oggi a Sablon, il quartiere degli artisti, ho visitato un negozio di fotografia, attirato dall’annuncio di una mostra dedicata agli anni ’70. Sugli scaffali era accomunato ogni sorta di materiale vintage.

In tal modo, si delinea davanti ai miei occhi l’anima della città, certamente più riposta e meno popolaresca di Roma, nel bene e nel male.

In comune con l’Urbe ha però un’estrema frammentazione che fa convivere gomito a gomito gli scintillanti palazzi del Quartiere Europeo e delle multinazionali con quartieri decisamente meno sofisticati e anzi – a una prima occhiata almeno – problematici, nei quali io stesso faccio frequenti incursioni, quando cerco un articolo a prezzo ribassato o qualche esercizio commerciale con orari più protratti.

Una graziosa bomboniera, un sacchetto di confetti ripieni di rosolio, ovvietà e luoghi comuni, dirai tu.

Be’, sono ancora agli inizi.

Un umile saluto.

Stan

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