Mia cara Berenice,
come un anarchico riparato a Parigi negli anni ’30 e incalzato dagli sgherri dell’OVRA, a Bruxelles sono inseguito dalla burocrazia italiana, fatta di carta e penna.
Nella mia condizione attuale, ciò implica ogni volta andare in copisteria, firmare manualmente, fotografare il misero risultato con il cellulare e sperare di ricavarne un PDF decente.
Altra cartina – è proprio il caso di dirlo – di tornasole: lo scontrino fiscale. Qui in senso proprio non esiste, ma esiste la linguetta di carta estratta dal POS quando si paga con carta, ossia praticamente sempre.
Il cassiere la strappa e ti chiede se la vuoi, altrimenti se ne libera. In Italia, in piena pandemia, sono stato redarguito per aver tentato di andarmene lasciando lo scontrino, potenziale veicolo di contagio.
Tengo a precisare che non voglio in alcun modo atteggiarmi a esterofilo: mi raccontano cose terribili anche sulla burocrazia belga.
Per quanto riguarda quella sovranazionale della Commissione, domani dovrò ritirare il portale assegnatomi attenendomi a una procedura covid degna di James Bond o Mission Impossible.
La burocrazia è sempre burocrazia, che sia carta, forbice o sasso.
Un cartaceo saluto.
Stan