Un caso parossistico

Mia cara Berenice,

circola una leggenda, nei corridoi di Vienna.

Si dice che, quando tuo cugino Augusto fu nominato accademico di Francia per quello studio sull’obliquità del pendolo, tua madre si sentì in dovere di dare un gran ballo in suo onore, invitando l’intera Accademia.

Tutto, naturalmente, andò alla perfezione, ma, appena l’ultimissimo ospite si fu congedato, ella cadde riversa a terra, in stato rigido e catatonico. Inutile sarebbe stato il ricovero in sanatorio, se non fosse stato per la terapia ipnotica del dottor K. Ecco dunque il cerchio chiudersi con la ricomparsa del pendolo, da dove tutto era cominciato.

Se vogliamo prestare fede a questa storia – e io sono incline a farlo, anche sulla base di alcuni indizi che ho raccolto -, fu un caso parossistico di ansia da prestazione.

La stessa che, per quanto fortemente attenuata da purae semplice incoscienza, comincio a provare io al pensiero di entrare in servizio temporaneo alla Commissione, in questo anno non proprio propizio.

Posso solo sperare che le indagini sul mio passato, se ve ne saranno, non siano troppo analitiche e accurate, e che non si nascondano delatori nella foschia plumbea di Bruxelles.

Un circospetto saluto.

Stan

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