Mia cara Berenice,
non credo tu conosca le prove dell’espatriato.
Certo che sei stata a Roma, ma eri ospite dell’Arcivescovo di Louven, non è esattamente la tipica esperienza giovanile all’estero.
La prima prova è fare la spesa senza farsi spennare come quei polli che nonna P.A. sgozzava con le forbici da vendemmia.
In questo il Belgio è un vero campo minato, essendo disseminato di Carrefour, soprannominati dagli italiani più smaliziati “gioiellerie”.
In compenso, l’applicazione contro gli sprechi alimentari Too Good To Go funziona molto meglio che a Roma. Se ci aggiungi che qui, in media, i ristoranti chiudono presto, il risultato è cena a buon mercato e prima prova superata.
La seconda prova è orientarsi nella metropolitana. Roma riesce a renderlo difficile con appena due linee e mezza, mescolando sapientemente l’architettura onirica delle stazioni con la chiusura casuale di scale mobili, accessi e interi snodi.
Qui a Bruxelles si utilizza il metodo più tradizionale dell’intrico di linee e cambi, eppure eccomi qui a casa. Seconda prova superata.
La terza prova consiste nel lavare e stirare la biancheria. Qui parto insolitamente avvantaggiato, perché la casa è corredata di lavatrice, asciugatrice e postazione da stiro.
La prima la uso abitualmente, della seconda mi farò spiegare il funzionamento dalla padrona di casa, la terza sono determinato a non sfiorarla con un dito.
In Olanda le lavanderie erano economiche, qui molto meno, ma un sito per espatriati dovrebbe avermi dato la dritta giusta.
Ti terrò aggiornata.
Un casalingo saluto.
Stan