Aeroporto

Mia cara Berenice,

fa un certo effetto ritrovarsi in aeroporto al mugghiare della seconda ondata della pandemia.

Il terminal, del resto l’unico aperto, non può definirsi deserto, ma uno sguardo al tabellone è sufficiente per vedere visualizzati i voli dell’intera giornata. Ottima cosa per chi, come me, arriva quasi sempre in anticipo compulsivo… soprattutto quando ha la coscienza sporca sul peso dei bagagli…

Per la cronaca, è andato tutto liscio e mi sono sbarazzato, almeno per qualche ora, dei due maledetti trolley, reclusi in stiva come due ammutinati.

Seppure a scartamento ridotto come ti dicevamo, gira in tondo – anzi su una pista a firma di otto – un trenino giocattolo di normalità, con le hostess che incrociano in uniforme e i ristorantini patinati che vendono cibo poco appetibile a prezzi esorbitanti.

Per colazione, avevo in zaino una grossa fetta di torta di mele preparatami da A.

Per cinque mesi almeno, mi spettano torte di patate e cozze, come in una vecchia osteria di Nantucket… e, come Ismaele, mi appresto a imbarcarmi per l’ultima battaglia con la balena bianca.

Speriamo in un finale un poco più fausto di quello del capolavoro di Melville.

Un affilato saluto.

Stan

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