Il girone degli indovini

Mia cara Berenice,

sono nel Nord, dove è calata impetuosamente la cavalleria delle barbariche forze dell’autunno. Una rinfrescatina era attesa e benvenuta, certo, è arrivata una Strafexpedition di trombe d’aria.

Prendiamo, ad esempio, il caso di zia E. Era salita in montagna, si è imbattuta nel maltempo e ha deciso di rientrare. Rientrata a F., per tre e tre volte si è ritrovata la strada bloccata da alberi caduti. Arrivata finalmente a casa, la veranda era a soqquadro e non c’era elettricità. Meditando ex post sull’opportunità di restare sui monti, ha documentato i suoi pensieri in un post denominato “Sliding Doors”, a dimostrazione del fatto che l’estro letterario scorre nelle vene della famiglia.

Stamattina, mio padre è uscito a fare la conta dei danni, per poi sincerarsi telefonicamente della situazione dei vigneti dei residui rami della famiglia, nonché degli ulivi di O.

Dal precedente paragrafo, puoi facilmente arguire quanto le Venezie siano ancora terra d’agricoltura, aggiungerei: fino al midollo, il midollo di una braciola di maiale cotta alla griglia, accanto a una fetta di polenta gialla abbrustolita.

Ogni volta che arrivo in treno, non posso fare a meno di provare un rinnovato stupore per la cura meticolosa del territorio, non c’è letteralmente un fazzoletto di terra che non sia stato centuriato minutamente e adattato a scopi produttivi od ornamentali.

Insomma, sto riscoprendo le mie radici. Dopotutto, la nuova era del lavoro agile ci chiama non tanto a un maggior distanziamento dal luogo di lavoro – posto che la maggior parte dei telelavoratori dovrà comunque assicurare una presenza fisica almeno parziale -, ma a una maggior mobilità: un luogo per il lavoro, uno per lo svago.

È curioso, perché si tratterebbe dell’esatto opposto di quanto è stato ipotizzato finora riguardo il lavoro agile: non una sovrapposizione dei luoghi dei lavoro e del privato, ma una più netta separazione; gente che si sposta di più, non di meno. Appunto il contrario di quanto avviene in “Tra le nuvole” (USA, 2009), in cui il nomade lavorativo George Clooney si ritrova improvvisamente zavorrato dall’introduzione della teleconferenza.

Questo t’insegni, mia cara, a dubitare di chi fa profezie. Dante, non a caso, collocava gli indovini in un apposito girone dell’inferno, con la testa brutalmente ritorta all’indietro.

Un soddisfatto saluto.

Stan

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