Mia cara Berenice,
mi spiace averti deluso rispondendoti solo ora, come mi spiace deludere tua madre rispondendoti dopotutto. Il fatto è che la tua ultima mi è stata recapitata, nell’albergo delle Calabrie in cui mi trovo, solo stamattina. Sono certa che non metterai minimamente in dubbio la veridicità della mia affermazione, visto che proprio da queste parti hai avuto quella brutta disavventura durante il tuo Gran Tour, mentre ti dirigevi alla Valle dei Templi dopo aver visionato (e riprodotto magistralmente nei tuoi schizzi) i Bronzi di Riace.
Fuori dalla giurisdizione del Regio Imperial Governo, non sempre le linee di posta sono impeccabili e, disgraziatamente, tale giurisdizione non si estende più all’Italia, né direttamente né indirettamente.
Comunque eccomi qui, satollo, screziato di sole e pronto a riprendere, domani, il treno per Roma. Siamo stati infatti richiamati in servizio, repentinamente e con effetto immediato, da una circolare diramata un torrido venerdì sera.
A differenza dei Comitati di rappresentanza, non oso lamentarmi, anzi posso solo sperare che la situazione epidemiologica resti stabile o migliori, quando invece dà preoccupanti segni di cedimento in tutta Europa. Leggo che anche l’Austria non è immune da questa tendenza e ha ripristinato controlli severi alle frontiere.
Tua madre è poi andata nel Bosforo come aveva annunciato? Mi terrorizza immaginarla costretta a una lunga quarantena e a dolorosi e invasivi tamponi, una signora della sua schiatta. Confido peraltro che i componenti dell’aristocrazia, o almeno quelli di sesso femminile, vengano sollevati da queste indecorose corvée.
Uno speranzoso saluto.
Stan