Mia cara Berenice,
ieri sera, in una cena in un casale di Zagarolo, si parlava con accenti nostalgici di tango, salsa, foxtrot. Pare che quest’ultimo ballo stesse vivendo, prima della pandemia, una seconda giovinezza, tanto che un commensale ha proposto di riaprirne clandestinamente le scuole… che altro aggiungere, evidentemente sono stato buon profeta sul ritorno del Proibizionismo.
Da avvocato, io dovrei piuttosto ballare il tip tap con i testimoni alla sbarra, come il ben più aitante Richard Gere in “Chicago” (USA, 2002), fermo restando che la danza più memorabile di quella pellicola resta, a mio parere, il “Cell Block Tango” di Catherine Zeta-Jones; una donna col doppio cognome, incidentalmente, parte sempre con un paio di lunghezze di vantaggio.
Invece, mi cimento in un aggressivo tango con il condizionatore. Deumidificatore o raffreddamento? Quale posizione per le alette? Massima potenza o modalità silenziosa? I sostenitori della vendetta della Natura, ringalluzziti dalla pandemia, su una cosa hanno ragione. Quando la colonnina di mercurio sfiora i quaranta gradi e un certo sole estivo batte sugli scuri, lo scudo dell’aria condizionata diventa carta velina, a meno di non avere l’hybris che consente ai nordamericani di trasformare gli spazi interni in piccoli circoli polari… e un portafogli capiente per gestire l’impennata della bolletta elettrica.
Beata l’Austria, ora più che mai!
Un saluto colmo di devozione a Sua Maestà Regia e Imperiale.
Stan