Il telefono

Mia cara Berenice,

con la presente vorrei invitarti a una riunione.

“Su che piattaforma?” Chiederai tu.

Appunto.

Zoom, Meet, Discord e chi più ne ha, più ne metta.

Sono abbastanza vecchio – per fortuna – da ricordarmi i tempi in cui l’unica linea di comunicazione di una casa con l’esterno era il telefono. Ribadisco, non un telefono qualsiasi: il telefono.

Grigio, a rotella, consegnato gratuitamente dalla Società Italiana per l’Esercizio Telefonico (SIP). Ricordo che, una volta, a casa mia arrivò – chissà come, chissà da dove – un avveniristico apparecchio dotato di tastierino. Incuriositi come scimmie intorno a un monolite, lo installammo. Non funzionava. Contattammo la SIP, il cui intervento era all’epoca gratuito.

Arrivò il tecnico, a cui bastò un rapido colpo d’occhio.

“Questo apparecchio non è omologato,” sentenziò.

Reinstallò il vecchio telefono grigio e l’ordine venne ripristinato. Concluso il lavoro, il tecnico chiese a mio padre qualche decina di migliaia di lire.

“Ma il vostro intervento non è gratuito?”

“Sì, ma poiché avete installato un apparecchio non omologato, dovete pagare”.

Ottemperammo senza fiatare, sapevamo di avere torto.

Dopotutto, mio padre lavorava all’Ente Nazionale Energia Elettrica (ENEL). Ogni tre settimane aveva il turno di reperibilità guasti e doveva restare a portata di telefono. Parve un’innovazione colossale, quando gli consegnarono il cercapersone.

Altro che lavoro agile.

Altri tempi.

Bei tempi.

Un nostalgico saluto.

Stan

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