Provocazione felina

Mia cara Berenice,

sono a Padova, ospite qualche giorno a casa di F.

Punto saliente dell’abitazione è la presenza di due gatte, magrissime e dal pelo corto. Non a caso, appena sono arrivato F. mi ha esposto le relative regole: “Non lasciare mai porte e finestre aperte, se non nelle stanze in cui sei presente”.

“Perché, scappano?”

“In realtà, crediamo sia stato accidentale, che fosse caduta. “È accaduto durante la quarantena e ci ha mandati abbastanza in paranoia”.

Le due amiche non danno alcun fastidio, anzi paiono ricambiare la mia simpatia; lo attesterebbe il fatto che la più introversa delle due si fa perfino vedere, anziché passare giorni interi nascosta sotto il divano.

L’altra, a quanto pare, è molto più amante delle visibilità. In questo momento sono seduto sul divano, in salotto. Alla mia sinistra c’è la porta che dà sul corridoio, alla mia destra la perigliosa finestra aperta.

Ebbene, a intervalli regolari essa schizza davanti a me, percorre a rotta di collo la stanza per tutta la sua lunghezza, balza in direzione della finestra col l’aria di chi, pur di evadere dalla casa, sarebbe pronta a sfondare il vetro, se gli infissi fossero chiusi… per poi, all’ultimo momento, appollaiarsi sul balcone.

Praticamente una riedizione, domestica e felina, delle manovre provocatorie americane e cinesi nei mari dell’Asia e del Pacifico. Forse, per farla smettere, dovrei stendere una rituale protesta diplomatica e consegnarla… a chi? Ma certo! All’altra gatta, perennemente mimetizzata in campo neutro.

Un compassato saluto.

Stan

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