The greatest social climber since Cinderella!

Mia cara Berenice,

la tua impressione è perfettamente corretta, il Presidente del Consiglio Prof. Conte è tornato da Bruxelles in trionfo, ci mancava solo una sfilata militare lungo via dei Fori Imperiali, con il Primo Ministro olandese trascinato in catene e un soldato a tenere l’alloro sul capo di Conte, sussurrandogli nel contempo “Memento mori”.

Se non fosse ingeneroso, verrebbe da ricordare anche il ritorno di Mussolini dal vertice di Monaco, dopo il quale gli italiani (e non solo loro) si illusero di aver preservato la pace in cambio dei Sudeti.

Un’ovazione del genere è tanto più incredibile in un Paese che ama divorare i suoi capi e, soprattutto, nel momento in cui viene tributata a un Carneade, a un homo novus, a qualcuno comparso dal nulla per occupare la poltrona di Palazzo Chigi, e questo – di nuovo – in un Paese di navigati, di inaffondabili, di eterne eminenze grige.

Mi appresto dunque a rispondere direttamente alla tua domanda, nei limiti delle mie modeste possibilità: chi è Giuseppe Conte?

Generalmente lo si identifica con la sua cattedra di Ordinario di Diritto Privato all’Università degli Studi di Firenze: prestigiosa, ma non tale da renderlo un esponente celebre della dottrina giuridica. In realtà, per navigare il cursus honorum accademico italiano, una robusta dota di diplomazia ci vuole. Inoltre, dal 2013 al 2018 il nostro è stato componente del Consiglio di Presidenza della Giustizia Amministrativa, un lido a cui non si approda senza che qualche Zefiro ti soffi nelle vele.

Non si può negare, peraltro, che nessuno conoscesse il nome di Giuseppe Conte o la sua parlata toscana prima del 2018, quando venne estratto dal cilindro per puntellare la delicata costruzione del primo Governo gialloverde, sostenuto da Movimento 5 Stelle e Lega Nord, operazione complessa che doveva mettere d’accordo, oltre ai diretti interessati, anche il Presidente della Repubblica, cui spetta la nomina di Capo del Governo e Ministri.

I capi di entrambi i partiti avrebbero voluto, naturalmente, la carica di Presidente del Consiglio. Entrambi si accontentarono della Vice-Presidenza, accompagnata da portafogli ministeriali di peso, e da una nuvoletta di fumo spuntò Conte. All’inizio venne prevedibilmente schernito come passacarte, uomo di paglia, fantoccio, cameriere.

Quando però, in piena estate, la Lega Nord ritirò il suo sostegno al Governo e Conte rimase in sella sostituendola con il Partito Democratico, si constatò che doveva pur avere qualche dote o una buona dose di fortuna – il che, non dimentichiamolo, per Napoleone era la stessa cosa.

Poi è arrivata la pandemia che gli ha consentito di rivolgersi più volte a reti unificate alla Nazione, con gravi e gravosi annunci. Mi pareva di essere tornato nel mio amato Venezuela, a Caracas, quando le quotidiane cadena nacional del Vicepresidente Ejecutivo tenevano aggiornata la popolazione trepidante sullo stato di salute del Presidente Hugo Chávez Frias, agonizzante a L’Havana.

Naturalmente auguriamo al Prof. Conte miglior fortuna.

Un rivoluzionario saluto.

Stan

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