Mia cara Berenice,
non si può più dire Inghilterra al posto di Gran Bretagna, ma almeno è ancora consentito usare Olanda al posto di Paesi Bassi. Lo attestano i titoli della stampa nazionale che segue i negoziati appena chiusi sul Fondo per la Ripresa (Recovery Fund) europeo con passione e semplificazione calcistiche.
Da una parte l’Italia del Presidente del Consiglio Prof. Giuseppe Conte, dall’altra appunto l’Olanda del Primo Ministro Mark Rutte, lo Scrooge che vorrebbe negarci un piatto di minestra.
Non si tratta qui di stabilire chi abbia ragione e chi abbia torto, se sia migliore l’Italia con la sua storica spesa clientelare o l’Olanda con le sue disinvolte prassi fiscali, peraltro diffuse all’interno del Benelux.
Per quanto mi riguarda, non deve stupire il fatto di sentire un vento freddo e duro spirare tra le pale dei mulini. Siamo abituati, per sineddoche, a confondere l’Olanda con Amsterdam e così a considerare l’intero Paese una grande comune hippie di cannabis libera e prostituzione legalizzata.
La storia olandese, tuttavia, fornisce ben altri spunti. Il solo fatto che si tratti di un Paese strappato al mare dovrebbe suggerirci qualcosa, indurci a fare un parallelo con l’eccezionale resilienza dimostrata da Venezia in secoli di storia indipendente.
A proposito di indipendenza, l’Olanda ha strappato la sua all’Impero Spagnolo, per poi rivaleggiare con le più grandi Potenze coloniali dei suoi tempi. Anche dopo essersi contratto a media Potenza, il Paese mantenne il controllo delle Indie Orientali Olandesi, l’attuale Indonesia, con i loro ricchi giacimenti petroliferi. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, non concesse loro l’indipendenza senza muovere guerra. Del resto, quanto possa essere accanita la volontà dei coloni olandesi lo hanno imparato a loro spese britannici e sudafricani.
Insomma, se veramente abbiamo un rivale ad Amsterdam, è un degno avversario, da rispettare e da non schernire.
Un fraterno saluto.
Stan