HAL 9000

Mia cara Berenice,

ti ringrazio – e alla presente allego una manciata di petali di rosa – per la videoconferenza chiarificatrice che ha avuto anche il pregio di riconciliarmi con la tecnologia, così brutalmente e sproporzionatamente impostaci dalla pandemia.

Ho perfino acquistato un nuovo computer portatile – il vecchio lasciava continuamente cadere la connessione wi-fi -, sebbene il primo approccio non sia stato dei migliori.

La voce vellutata, insinuante di Cortana mi faceva urlare lo slogan di tempi più civili: “Al rogo, la strega!”

La lettura dell’impronta digitale per l’avvio è degna della peggiore polizia.

Il puntiglio con cui il computer ha recuperato tutto ciò che esisteva sul suo predecessore – sfondo compreso! – è inquietante, perfino la rapidità e fluidità della nuova macchina mi mettono, a tratti, i brividi.

Non ho inventato io, del resto, l’associazione fra pulizia ed efficienza, da una parte, e la disumanità e il male, dall’altro: questo è anzi un jolly giocato in numerosi mani dalla fantascienza.

Nella saga di Guerre Stellari, le astronavi imperiali sono sempre ordinatissime e disciplinate, le armature delle truppe d’assalto (stormtrooper) bianche, linde e lucenti. Un esempio che forse ti sarà più gradito potrebbe essere il composto, amichevole HAL 9000 di “2001: Odissea nello spazio” di Stanley Kubrick (USA-GB, 1968). Più recentemente, anche in “Passengers” (USA-Australia, 2016), con Jennifer Lawrence e Chris Pratt, il nitore e la tecnologica sollecitudine della lussuosa nave interplanetaria Avalon si trasformano in un incubo per i protagonisti. Per ulteriori approfondimenti, ti consiglio di consultare la voce “Creepy Cleanliness” del portale TV Tropes, che si sforza di raccogliere e catalogare i topos narrativi contemporanei.

Se non avessimo appena fatto pace, da qui mi lancerei in un lungo excursus, percorso al galoppo lancia in resta, sulle abitudini domestiche di tua madre, o meglio sulle abitudini domestiche che tua madre impone alla servitù.

Mi limito invece a farti notare quale potenziale corrosivo per la sanità mentale abbia – sulla base di associazioni culturali definite non da me e in tempi non sospetti – l’era ipersanificata che ci attende.

Un distanziato saluto.

Stan

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