Mia cara Berenice,
come possiamo fidarci di epidemiologi, virologi e modellisti, quando nemmeno le previsioni del tempo sono affidabili?
Era stato annunciato un fine settimana di pioggia e ha piovuto, ma solo nel tardo pomeriggio e nella serata di oggi, mentre domani, con repentino revirement degno della nostra Corte Suprema di Cassazione, è pronosticato un sole splendente.
Dato che le disposizioni emanate dopo la pandemia non consentono più di improvvisare nulla, io avevo pianificato il fine settimana conformemente alle previsioni: rassegna di corti all’Ostiense ieri sera e, domani, visita a una mostra nel centro storico.
Poco male, mi fa piacere aver dato un segnale di sostegno all’industria culturale, il punto è che oggi il caldo mi ha preso in contropiede, risultandomi soffocante in modo sproporzionato.
Mi è parsa, ahimè, una metafora di quest’interludio estivo che stiamo vivendo in Italia, piacevole eppure sottilmente inquietante come una certa afa appiccicaticcia, quella che ti fa guardare di traverso le ragazze fanatiche della tintarella e gioire malignamente quando, nel meriggio, le vedi boccheggiare sulle loro sedie a sdraio.
Perché tanto vampirismo da parte mia? Perché, mia cara, l’inverno sarà molto peggiore di quello del Riccardo III shakespeariano. No, non mi riferisco all’eventualità, paventata da molti esperti, che il virus torni ad affilare gli artigli adunchi, mostrando un andamento simile a quello dell’influenza stagionale.
Ammettiamo che abbiano ragione i camici bianchi più ottimisti e la seconda ondata non arrivi o non sia troppo gonfia. Ebbene, il sollievo sarà certo notevole, ma comunque relativo, soprattutto sotto il profilo economico. Ora, grazie all’estate e ai plateatici, bar locali e ristoranti lavorano, in qualche modo; perfino gli stabilimenti balneari allineano, distanziati, i loro ombrelloni.
Ma cosa accadrà all’arrivo dei primi freddi? Chi andrà a cercare intrattenimento nei luoghi chiusi? Fatico, francamente, a essere ottimista, in assenza di una vera soluzione sanitaria. Per lo stesso motivo ho osservato quasi di prima mano, ma con scetticismo gli Stati Generali che si tengono in questi giorni a Villa Pamphili, sotto l’egida del Governo, per pianificare il rilancio.
Che c’è da pianificare, senza sapere se in autunno avremo non dico un vaccino, ma una terapia o un protocollo di qualche tipo? Non a caso, l’intervento più applaudito è stato quello del Ministro della Salute che ha annunciato la firma di un accordo per la fornitura all’Italia del vaccino elaborato dall’Università di Oxford… solo che quel vaccino non c’è ancora e i risultati dei primi cicli di sperimentazione, a detta di alcuni esperti, non sono poi così incoraggianti.
Non voglio che tu mi fraintenda, sono certo che a medio-lungo termine ne usciremo, come ci siamo lasciati alle spalle tutte le epidemie già affrontate, in passato, con mezzi tecnici infinitamente minori. Per quanto concerne l’anno in corso, tuttavia, lo vedo spinto da ferrea determinazione nel difendere la sua infamia, come certi criminali politici o di carriera.
Un rinfrescato saluto, dato che il temporale è appena finito.
Stan