Ancora sull’Organizzazione Mondiale della Sanità

Mia cara Berenice,

c’è sempre da imparare dal Prof. Crisanti, il cattedratico di Padova a cui molti – ma non il Governatorato – attribuiscono il merito di aver arginato, nelle Venezie, un virus dimostratosi oltremodo aggressivo nella vicina Lombardia.

Nel corso di un’intervista radiofonica, Crisanti ha lamentato che l’Organizzazione Mondiale della Sanità sia un ente – ma il Professore ha usato un termine diverso – “finanziato in gran parte da industrie private”.

Ciò mi dà il destro di correggermi rispetto alla mia missiva di ieri, in cui descrivevo l’OMS come dipendente dai finanziamenti statali.

In effetti, il bilancio dell’Organizzazione poggia su contributi obbligatori degli Stati membri e contributi volontari. Questi ultimi hanno un peso superiore ai tre quarti del totale e possono provenire “dagli Stati membri o da altri partner”.

Nella lista dei contributori volontari per il 2017, troviamo pesi massimi del settore sanitario come Hoffmann-Laroche e Sanofi, ma anche Agenzie ONU, Istituzioni europee, Stati, Università e ONG.

Certo, è un conflitto di interessi ulteriore rispetto a quello – comune a tutte le organizzazioni internazionali – derivante dall’essere l’OMS finanziata dagli Stati che la compongono.

Non sono peraltro certo che, come sostiene Crisanti, la situazione migliorerebbe se i finanziamenti fossero esclusivamente statali. Anche se la pandemia ha riacutizzato una certa diffidenza per il settore privato, i Governi non sono certo associazioni caritatevoli, come è chiaramente emerso.

Inoltre, finanziamenti o non finanziamenti, la Costituzione dell’OMS consegna saldamente il controllo dell’Organizzazione agli Stati membri che compongono l’Assemblea Sanitaria Mondiale ed eleggono indirettamente il Consiglio Esecutivo e direttamente il Direttore Generale.

A ben vedere, è un sistema simile a quello della Banca d’Italia, i cui azionisti sono istituti di credito privati. Alla carriera funzionariale, tuttavia, si accede per pubblico concorso e il Governatore della Banca è nominato con Decreto del Presidente della Repubblica, su proposta del Presidente del Consiglio dei Ministri, previa deliberazione del Consiglio dei Ministri, sentito il parere del Consiglio Superiore della Banca stessa. Fino al 2005, curiosamente, il Governatore era nominato a vita, peculiarità che venne rimossa dopo che uno scandalo costrinse alle dimissioni il Governatore Antonio Fazio.

Bastano queste guarentigie perché la Banca d’Italia sia in grado di vigilare efficacemente sugli istituti di credito? Secondo alcuni, no.

Un caro saluto.

Stan

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto Twitter

Stai commentando usando il tuo account Twitter. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...