Mia cara Berenice,
poche locuzioni latine sono più abusate del verso di Giovenale “Mens sana in corpore sano”; e io, da avvocato, di locuzioni latine abusate me ne intendo.
Eppure, quello di Giovenale è un auspicio incredibilmente moderno, tanto da anticipare la celebre frase del preambolo della Costituzione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità: “La sanità è uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale, e non consiste solo in un assenza di malattia o d’infermità”.
Talmente attuale che dovrebbe rispolverarlo la stessa OMS, ora apparentemente intenta a seppellirci in casa e nel terrore.
Un auspicio alto e, proprio per questo, difficilmente raggiungibile. Mente e corpo, infatti, non sempre marciano di pari passo, come disciplinati legionari. In fase 2, me ne sto accorgendo appieno.
Da mesi in regime di lavoro agile, cammino così tanto per Roma da arrivare la sera con le gambe doloranti. Eppure fatico a dormire, perché mentalmente, invece, ho troppe energie residue. Sto lavorando, traducendo, studiando di buona lena, eppure evidentemente questo non sostituisce gli stimoli che alla mente – o almeno alla mia mente – garantisce una normale vita urbana. I suoni, le immagini, le interazioni non solo con i singoli, ma con la collettività, come in una grande danza coreografata fra strade, linee del tram e metropolitane.
So già cosa dirai, che dovrei rilassarmi di più. Ebbene, rivendico il diritto di essere irrequieto. C’è una pandemia in corso.
L’ha detto l’OMS.
Un fascinoso saluto da intellettuale tenebroso e tormentato, languidamente appoggiato a una delle colonne muscose e sbrecciate di Villa Pamphili, avvolto in un pastrano fuori stagione.
Stan