Acqua di vita

Mia cara Berenice,

oggi ho rimesso piede in Vaticano, almeno nella sua appendice di Piazza San Pietro. Confidavo di poter fotografare preti, suore e guardie svizzere in mascherina e non sono rimasto deluso: non biasimarmi, ognuno ha i suoi fetish.

Ricordi la Fontana delle Tiare, proprio di fronte all’Ispettorato Generale di Pubblica Sicurezza? Ebbene, là ho estratto dalla saccoccia con il logo del Ministero l’immancabile bottiglietta d’acqua semivuota, da riempire nuovamente.

Incidentalmente, è la prima volta da settimane che riesco a compiere tale operazione senza fare la fila. La città era semivuota, probabilmente perché questo è il primo fine settimana in cui si possono valicare i confini regionali. È bizzarro perché, essendo prevista l’apertura gratuita dei musei comunali, avevo tentato di prenotare una visita, ma ovunque gli scaglioni predisposti risultavano già saturi. Probabilmente, per questa prima infornata, le Autorità hanno imposto coorti molto ridotte e sparute.

A ogni modo, lo zampillo era talmente ridotto e il riempimento della bottiglietta talmente impercettibile che, a tratti, sospettavo una qualche illusione ottica.

Del resto, l’acqua della Santa Sede non è acqua comune, come insegna l’episodio evangelico di Gesù e della samaritana, da cui il nostro Adriano Celentano ha ricavato una canzone piuttosto orecchiabile: non all’altezza del capolavoro “Adrian”, ma comunque orecchiabile.

Un molleggiato saluto.

Stan

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