Mia cara Berenice,
a Roma fa già abbastanza caldo da sentire il bisogno della siesta dopo pranzo, sperando che essa non pregiudichi il fragilissimo equilibrio veglia-sonno della semiquarantena.
Ho dormito saporitamente e mi sono destato sotto un cielo plumbeo, perfetto per l’attività motoria consentita dall’ultimo Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri. Ho verificato se ci fosse possibilità di pioggia: zero per cento.
A quel punto, ho alacremente imboccato la Gianicolense, discendendola fino al viale di Trastevere, ho svoltato ad angolo retto nell’omonimo viale e ho proseguito fino a lasciarmi alle spalle il Ministero, approdando nella parte più celebre e turistica del rione.
La mia porta per Trastevere è il triangolo di Piazza San Cosimato, dove solitamente d’estate si tengono proiezioni cinematografiche gratuite; speriamo che le Autorità le autorizzino anche quest’anno. Proseguendo, ci si ritrova sulla destra il bar di San Callisto. È considerato in odore di mala e una volta l’ho trovato chiuso per ordine della Polizia; chissà perché, ho pensato che fosse un espediente turistico.
Davanti al bar, a ridosso del muro ricoperto di graffiti, solitamente suona un’orchestrina. Dalla parte opposta della strada capita di trovare altri tavolini, non è chiaro se appartenenti al bar o a chi altri. Oltre i tavolini si erge un palazzo vaticano, il cui status extraterritoriale è chiaramente segnalato da un segnale di alt apposto dalla Gendarmeria.
Proseguendo, si sbocca sulla grande Piazza di Santa Maria, annunciata dalla fontana di Santa Maria in Trastevere e coronata dall’omonima Basilica.
Oltre quel punto, iniziano i vicoletti tortuosi fitti di ristoranti. A differenza di quanto accade a Monteverde, pochissimi erano aperti in modalità d’asporto, sono locali per i turisti e i turisti, per un bel po’ di tempo, latiteranno. Il quartiere, tuttavia, non era deserto e le gelaterie erano quasi tutte in funzione. Le due piazze erano anzi piuttosto affollate, sopratutto la prima, tanto che a San Cosimato stazionava una pattuglia dei carabinieri, a Santa Maria due militari in mimetica e mascherina.
Nel quartiere dei mille ristoranti sorge, inaspettato, il mio cinema. Incuneato in un vicoletto, a pochi passi da un pensionato di suore, alle spalle di una chiesa dal cui minuscolo sagrato, spesso, giovani preti dall’accento spagnolo suonano e si rivolgono garbatamente alla folla.
Il cinema proietta in italiano e in lingua originale, perciò è frequentato anche da stranieri. Si dirama in tre minuscole sale, una delle quali così piccola da sembrare un salottino, ma senza la comodità del salottino. Lo adoro e spero riapra presto. Uscendo dal vicolo, ci si imbatte in una piadineria romagnola, perfetta per uno spuntino prima o dopo il film.
A quel punto, si ripercorre nella notte il quartiere e poi il viale fino alla stazione di Trastevere, dove i colli di Roma riprendono a impennarsi ed è perciò bene prendere il tram 8 fino a casa; tanto, a quel punto, l’obiettivo dei diecimila passi giornalieri sarà stato abbondantemente raggiunto.
Tutto ciò ti conferma che sono un uomo dai gusti semplici, facili da soddisfare forse anche nella Fase 2. Non ho mai amato gli assembramenti, antepongo i ristoranti ai bar e la quota di quattro persone da frequentare socialmente, fissata dal Governo belga, sarebbe per me meno restrittiva che per molti.
Naturalmente, per me come per chiunque altro, l’obiettivo resta la Fase 3. Bella forza, dirai tu. Invece non è così scontato, a quanto pare. Alcuni temono la ripresa dell’inquinamento e della vita frenetica. Altri mostrano un godimento viscerale nel profetizzare sventure, sovvertimenti sociali e apocalissi. Altri ancora amavano ostentare, già prima del virus, misantropia e ansia sociale.
Gente che non si merita una piadina con prosciutto crudo, squacquerone di Romagna e rucola; oppure, utilizzando come filo conduttore il primo ingrediente, prosciutto di Parma 18 mesi, scaglie di grana, rucola e glassa di aceto. Piadine romagnole eccellenti si possono gustare anche al piano terra di Eataly Roma. Diffidare dagli impasti moderni senza strutto.
Un croccante saluto.
Stan