Corrispondenze virtuali

Mia cara Berenice,

in questi tempi di relazioni a distanza, le corrispondenze piuttosto essere virtuali a diversi livelli: non solo perché si svolgono attraverso il mezzo informatico, ma perché si dialoga o si duetta senza saperlo.

Rammenti, ad esempio, quella mia sulla sanità lombarda e sugli esoterici intrecci con certe frange della Chiesa?

Bene, il tuo Roberto Saviano – più mio che tuo, per una volta – a metà aprile ha toccato temi simili, in modo ben più deciso di quanto abbia fatto io e addirittura dalle colonne di Le Monde.

Ministère public da sempre – ah, beati i Paesi che hanno ancora il Procureur du Roi -, Saviano punta l’indice contro il “sistema misto pubblico-privato” lombardo e contro la Comunione e Liberazione del “corrotto Roberto Formigoni” che “è potentissima in Lombardia e detta legge”.

L’atto d’accusa è stato bollato come “francamente sconcertante” dall’Ufficio Stampa di CL, secondo cui Saviano avrebbe attribuito al movimento “addirittura… una dinamica mafiosa”.

Saviano ha replicato escludendo di aver ipotizzato responsabilità dirette di CL e ricordando come il medesimo Ufficio Stampa avesse commentato con una fumosa nota dagli accenti empatico-religiosi la condanna definitiva di Formigoni. Lo scrittore conclude: “Quando la sanità lombarda dovrà essere rifondata non dimentichiamo chi ha tirato per la giacchetta persino Dio per evitare di prendere le distanze da un corrotto”.

Che te ne pare? Non è, in qualche modo, la mia missiva declamata da due attori sotto steroidi?

Altre volte, le corrispondenze sono virtuali perché trialoghi tra parti ignare. Nei giorni scorsi mi è capitato di discutere anche con F., il mio antico collega al Governatorato di Venezia, i rapporti fra la Santa Sede e i media, oggetto di una delle mie ultime.

Come sempre più edotto di me negli affari ecclesiastici e non solo, F. mi ha fatto notare come Avvenire, giornale controllato da una Fondazione della Conferenza Episcopale Italiana, sia in effetti il sesto quotidiano italiano per diffusione. È stata dunque una grave omissione, da parte mia, non citarlo in quella missiva.

Ma ecco che, per mio tramite, ti perviene la rettifica di F., così come spesso io leggo nelle tue lettere la disapprovazione di tua madre nei miei confronti. Naturalmente, questa cosa mi addolora oltremodo. Sei certa che non terrebbe in alcuna considerazione un titolo nobiliare che io riuscissi a procurarmi presso la Santa Sede o presso uno dei due rami di Casa Savoia?

Indaga, intercedi…

Stan

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