Mia cara Berenice,
rammenti le videoteche? Spazzate via, ben prima della pandemia, forse perfino dell’11 settembre.
Al B., l’enorme palazzo di negozi e appartamenti di lusso che doveva traghettare C. nel nuovo millennio e allo status di capoluogo di provincia, c’era ancora un Blockbuster: enorme e scintillante, commessi in uniforme, quasi più videogiochi che film. Ho il confuso ricordo che fosse possibile anche acquistare del cibo, qualche americanata a caro prezzo (overpriced).
La mia videoteca era, letteralmente, qualche piastrella del Blockbuster. A poca distanza dal B., in un B. in miniatura, una striscia di cemento di negozi e appartamenti in cui l’esercizio in questione, stretto e tortuoso, affondava faticosamente come una lama arrugginita.
Superati i distributori automatici di DVD, mi insinuavo nel retro, dove D. lavorava qualche ora al giorno. Sottoscriveva i nuovi abbonamenti e rilasciava le relative tessere, sollecitava i mancati resi, dava in pasto alla macchina i nuovi arrivi. Nel sistema circolatorio dell’automa circolavano soprattutto porno e si ironizzava sui gusti di nicchia della clientela: esistono sottogeneri la cui esistenza è meglio ignorare, e non aggiungerò altro con una signora.
Come puoi immaginare, non c’era granché da fare, per cui D. aveva a disposizione un televisore penzolante sulla scrivania. Si chiacchierava per un po’, poi, a una certa ora, iniziava “La vita secondo Jim”, una serie comica (sit com) vecchio stampo con Jim Belushi. Il protagonista era il patriarca di una famiglia molto WASP, con tanto di moglie casalinga. Il casting ne era stato evidentemente influenzato, tanto che le due attrici principali si chiamavano Courtney Thorne-Smith e Kimberly Williams-Paisley: praticamente un circolo di bridge degli Hamptons. La serie ha chiuso i battenti nel 2009 e mi chiedo se sarebbe possibile produrre qualcosa di analogo oggi, anche facendo leva sul venerato nome di Belushi.
Quindi, ricapitolando… una piccola TV sospesa all’interno di un cubicolo dà una serie comica involontariamente antiquata. Seduti a guardarla, ai due lati di una scrivania, due ragazzi con il mento all’insù. Il cubicolo è avvolto da un macchinario pulsante nelle cui vene scorrono DVD per lo più pornografici e vi si accede tramite un capillare sottile e contorno che si snoda nelle viscere della macchina. Insomma, c’è tutto il materiale per uno di quei film impegnati, pseudo-adolescenziali, vagamente surreali e gonfi di autocommiserazione lattiginosa, in cui i dolori della giovane età si ergono a metafora sociale dell’emarginazione economica delle nuove generazioni.
Questo film, tuttavia, non l’ho girato allora e non lo girerò oggi.
Anzi, oggi pomeriggio ho rivisto una puntata de “La vita secondo Jim” e non mi è piaciuta.
Il tempo passa.
Un fugace saluto.
Stan
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