I cappelli a cilindro

Mia cara Berenice,

oggi è il primo maggio, Festa del Lavoro, quella che un tempo si festeggiava facendo colare tonnellate di acciaio militare sulla Piazza Rossa.

Ieri sera, il terzo canale della TV di Stato – quello che, durante la Prima Repubblica, era riservato al Partito Comunista – ha mandato in onda “Il giovane Karl Marx” (Francia-Germania-Belgio, 2017).

Niente di che, al netto di quell’atmosfera di capitalisti con i cappelli a cilindro e poliziotti in uniforme pittoresca, dediti all’occhiuta sorveglianza ed espulsione di comunisti, socialisti e anarchici dai confini di Regni e Imperi.

Dagherrotipi color seppia che, nei loro contorni nebulosi, chissà perché ci danno l’idea di una mitica età dell’oro, di un passato più semplice e chiaro.

Ti ho già parlato di Giovannino Guareschi. “Don Camillo e i giovani d’oggi” (Rizzoli, Milano, 1969), noto anche come “Don Camillo e don Chichì”, è la quintessenza distillata della nostalgia per le divisioni ideologiche manichee, annacquate da preti postconciliari dalle idee confuse e una sinistra proverbialmente scissa tra comunisti, socialisti, maoisti, etc.

Meglio di me può spiegarlo l’immenso Gian Maria Volonté che, interpretando un dirigente dell’Ufficio Politico che interroga un arrestato in “Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto” (Italia, 1970), gli urla: “Tu puoi essere marxista, anarchico, situazionista, Mao, Lin Biao, tu puoi leggere il libretto rosso, ma tu puoi fare tutto quello che vuoi!”

Il bisogno di ricondurre al dualismo e alla semplicità può essere totalizzante, tanto da condurre alla violenza. In “Per chi suona la campana”, Ernest Hemingway così descrive un commissario politico francese delle Brigate Internazionali: “Ha la mania di far fucilare tutti… ma non uccide i fascisti come facciamo noi. Uccide tipi strani. Trotzkisti. Deviazionisti. Qualunque razza di bestie strane”.

Anche George Orwell, in “1984”, ci mostra un regime totalitario pseudo-socialista che si vanta ossessivamente di aver sconfitto i capitalisti e non sembra in grado di rappresentarli nella propaganda senza cappello a cilindro.

Insomma, la semplificazione è pericolosa e la nostalgia che ci ispira è quella per un mondo, probabilmente, mai veramente esistito. Nel 1917 Lenin arrivò in Russia su un treno messogli a disposizione dal Kaiser, insieme a considerevoli fondi neri (Andrea Tarquini, “La Rivoluzione comprata”, La Repubblica, 10 dicembre 2007).

Questo significa forse che comincerò a scriverti su WhatsApp, anziché inviarti queste tediose missive?

No.

Buon primo maggio.

Stan

Un pensiero su “I cappelli a cilindro

  1. Ipocoristici di Berenice, colei che porta vittoria: Bernie, Binnie, Bunny
    Ipocoristici di Stanislao, colui che eccelle nella gloria: Estanis in catalano, Станко in bulgaro

    insomma nomen est Omen

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