Mia cara Berenice,
oggi abbiamo riavvolto il nastro. Nel corso dell’ormai rituale conferenza stampa, il Presidente del Consiglio Prof. Conte ha snocciolato i dettagli de “La Fase 2 – La convivenza con il virus”. Detta così, sembra un film d’azione, ma è stata appunto l’azione a mancare. Praticamente, si tratta di una ritaratura (fine tuning) della Fase 1, con alcune concessioni: attività motoria all’aperto, riapertura dei parchi e dell’asporto, funerali, visite ai parenti, varie ed eventuali. Solo in prospettiva e curva del contagio permettendo, riapriranno, da qui al 1° giugno, negozi, bar, ristoranti, parrucchieri ed estetisti. Sul versante economico le novità sono più sostanziose, con il riavvio del comparto manifatturiero e del commercio all’ingrosso.
Intendiamoci, trovo che questo approccio sfumato sia perfettamente logico, ma allora forse non era il caso di parlare di Fase 2. A peggiorare la situazione, la stampa si era lasciata andare a speculazioni e indiscrezioni, suscitando nella popolazione aspettative molto più alte. Credo che la popolarità del Governo, finora rinvigorita dall’emergenza, ne soffrirà non poco, del che è termometro la protesta formale della Conferenza Episcopale contro il perdurante divieto di funzioni religiose.
Personalmente, io ho incassato piuttosto bene, forse grazie a un presagio che avevo avuto nel tardo pomeriggio: Candy Crush ha ripristinato per sette giorni le vite illimitate, esattamente come nel pieno della pandemia e della quarantena. Ne ho approfittato, temo, indebitamente a lungo, bocconi sul divano, come ipnotizzato dai granelli colorati che scivolavano lungo lo schermo.
L’ipnosi è molto meno esotica di quanto ce la immaginiamo, non è un affare di metronomi, orologi da taschino, severi psichiatri o infide femme fatale. Già sdoganata dai video ASMR – Autonomous Sensory Meridian Response, ormai diffusissimi sulla Rete, è in realtà un elemento della nostra quotidianità, nella quale talvolta ci muoviamo come automi, come astronauti nell’aria rarefatta o come pesci in un acquario.
Ricordo, in particolare, un episodio particolarmente eclatante. Ero con D. a fare un tour della Scandinavia, Danimarca e Svezia; evitammo la Norvegia che D. aveva già visitato con scarsa soddisfazione. Nella laboriosa marcia di avvicinamento a Stoccolma, prendemmo un torpedone e quello infilò una strada perfettamente piana e rettilinea, fra due ali di foresta costante e identica. Io ero seduto in prima fila, con una visuale perfetta della via percorsa. Non si incrociava un veicolo né si incontrava un’anima o un edificio, qualunque cosa insomma potesse spezzare la monotonia del paesaggio.
In breve, dopo non so quanti chilometri, una patina insapore mi avvolse lingua e palato, per poi estendersi delicatamente, impercettibilmente agli zigomi e a tutto il volto. Ebbi la percezione, lucidissima, di sollevarmi in aria, attraversare incorporeo il tetto del torpedone e là sopra librarmi, in perfetta sincronia con il medesimo, sulla strada, ammirando il nastro d’asfalto che sfilava sotto di me.
Ancora oggi mi chiedo se, in quell’occasione, io mi sia addormentato o meno – qualunque cosa ciò significhi, a questo punto. Tuttavia ero giovane e confido almeno di non aver russato come durante la prolusione del Prof. K. Ricordi come ti arrabbiasti, in quell’occasione? Eri letteralmente rossa in volto. Quando tentai di minimizzare, mi accusasti di distruggere la tua carriera accademica. Replicai che a te K. avrebbe perdonato tutto e sarebbe stato anzi contento di un accompagnatore poco vigile.
La tua ira si infiammò ulteriormente, così come lo scarlatto delle tue gote.
Fu bellissimo.
Un nostalgico saluto e i miei deferenti ossequi al Chiar.mo Prof. K.
Stan