La Regina

Mia cara Berenice,

Farouk, l’ultimo Re d’Egitto, avrebbe detto: “Rimarranno solo cinque Re: quello d’Inghilterra, quello di cuori, quello di quadri, quello di fiori e quello di picche”.

Ebbene, aveva ragione. Ancora oggi sopravvivono molte monarchie, alcune delle quali con poteri effettivi o addirittura assoluti, ma la Regina è solo una, Elisabetta II, per grazia di Dio Regina del Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord, Capo del Commonwealth, Difenditrice della Fede.

Se, ai tempi della Regina Vittoria, la Casa Reale britannica era nota per le sue tare genetiche, la salute di ferro dell’attuale Sovrana si erge come un pilastro e assume, in tempi di pandemia, un valore politico: anche per contrasto, dato che la Regina è sfuggita al virus che ha colto il Principe di Galles e il Primo Ministro. Come se non bastasse, girano voci incontrollate sulla morte del Principe Consorte Filippo di Edimburgo; la notizia verrebbe tenuta nascosta all’opinione pubblica per non scatenare il panico.

In tutta franchezza, mi pare poco credibile. La breve malattia del Principe di Galles non ha suscitato reazioni isteriche e, comunque, una bugia del genere avrebbe il naso lungo e le gambe corte; una volta trapelata la verità, la monarchia ne risentirebbe in modo forse irreparabile. Nemmeno il Governo, inevitabilmente complice di una simile censura, ne uscirebbe indenne.

Nel rivolgersi ai suoi sudditi, Elisabetta ha richiamato, con il linguaggio e le strofe di una canzone, la Seconda Guerra Mondiale, il che non può stupire per almeno due ragioni. In primo luogo, la Finest Hour è il maggior orgoglio nazionale britannico. In secondo luogo, è proprio in quei tempi tragici che affonda le sue radici il mito di Elisabetta, che prestò servizio in uniforme come ausiliaria territoriale. Sir Winston Churchill, poi, fu suo Primo Ministro.

Il suo unico momento di crisi, forse, fu il caso Lady Diana, a cui si ispira il film “The Queen” (Regno Unito-USA-Francia-Italia, 2006), che ti consiglio caldamente.

Nel film, alla Regina viene rimproverato di essere troppo gelida, anaffettiva, controllata. Bene, ieri sera ha avuto la sua rivincita. “Le qualità dell’autodisciplina,” ha sottolineato Sua Maestà, “della volontà serena e silenziosa, del cameratismo caratterizzano ancora questo Paese”.

In Austria c’è ancora qualche Asburgo pretendente al trono? In Italia, i Savoia hanno ancora un certa visibilità, soprattutto da quando, nel 2002, il Parlamento ha revocato loro l’esilio. La concorrenza, però, è spietata. Innanzitutto all’interno della famiglia, con Aimone di Savoia-Aosta che contende i diritti successori a Vittorio Emanuele di Savoia. Poi ci sono i sostenitori di Carlo di Borbone, pretendente al trono delle Due Sicilie, solo per citare una delle correnti monarchiche più note.

D’altronde anche voi, col Compromesso Costituzionale, affiancaste alla Corona d’Austria quella d’Ungheria.

Eccoci, dunque, tornare al principio: tante corone, una sola Regina.

Vale anche per te, naturalmente.

Un caro saluto.

Stan

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