Cara,
da agnostico quale sono, ti capisco perfettamente quando ammetti, tu atea, di essere rimasta profondamente colpita dalle immagini di Piazza San Pietro. L’enorme spiazzo deserto e traslucido di pioggia sotto il cielo plumbeo, la figura solitaria del Papa che sale i gradini della scalinata, la tribuna illuminata, il bacio all’antico crocifisso brandito da Roma contro la peste del XVI secolo.
Un climax che era stato preparato da una precedente apparizione pubblica del Pontefice che avevamo visto solo, fatta eccezione per la scorta, risalire a piedi via del Corso fino alla Chiesa di San Marcello, dove è esposto il medesimo crocifisso. Quasi la prima scintilla fra due comprimari, anticipatrice dell’esplosione madre.
La Chiesa Cattolica sarà pure in declino – almeno entro i ristretti, laicizzati confini d’Europa -, eppure non è la prima volta, in tempi recenti, che il Vaticano tocca vette di trascendenza, quantomeno sul piano estetico. Naturalmente tu mi conosci e sai che, per me, il piano estetico non è inferiore a nessun altro.
Non mi riferisco all’ultimo conclave, in cui sono stati fiacchi tanto la processione dei cardinali, quanto l’Extra omnes. L’evento non riesce a trasmettere granché nemmeno nelle sue più recenti e celebri raffigurazioni da parte di Dan Brown e Ron Howard. Piuttosto, una discreta evocazione della morte di un Papa e della convocazione del conclave si possono rinvenire in “The Shoes of the Fisherman” (USA, 1968), afflitto dall’orrendo titolo italiano “L’uomo venuto dal Kremlino”.
Tuttavia, se questi tempi moderni sono riusciti a banalizzare i conclave, altrettanto non può dirsi della straordinaria coabitazione fra due Papi viventi, realizzatasi con l’abdicazione di Benedetto XVI nel 2013. Il mite e dimesso Joseph Aloisius Ratzinger ci sorprese, quella volta, annunciando il gran rifiuto a sorpresa e in pieno Concistoro.
La Santa Sede, che la stampa descriveva come attonita e smarrita, dimostrò in quell’occasione di non essere l’ultima venuta in materia di statuti e protocollo. In breve tempo vennero adottate le disposizioni necessarie, statuendo che Benedetto acquisisse il titolo di Papa Emerito e conservasse il privilegio di essere appellato Sua Santità, nonché di indossare la bianca veste pontificia.
La proclamazione della sede vacante, che di solito passa quasi inosservata, venne celebrata da una cerimonia semplice quanto toccante, con l’ammainandiera sul pennone del Palazzo Apostolico e la deposizione delle alabarde da parte della Guardia Svizzera, quest’ultima a simboleggiare il temporaneo passaggio di consegne alla Gendarmeria vaticana, mentre sui cieli di Roma si librava l’elicottero che trasportava il Papa Emerito a Castel Gandolfo.
Non a caso, la coesistenza di due Papi – fermo restando che per il diritto canonico ve n’è solo uno – ha già ispirato un film, ma ha anche influenzato la celebre serie “The New Pope” di Sorrentino.
Non si può negare, del resto, la grande forza evocativa della Chiesa Cattolica e del suo vertice petrino. Il mondo anglosassone è nato anche dall’antipapismo, tanto che, quando il cattolico John F. Kennedy si candidò alla Casa Bianca, i suoi avversari lo accusarono di voler trasformare gli Stati Uniti in un feudo vaticano. Eppure, perfino i WASP, quando devono schierare un ministro del culto nel campo della letteratura o del cinema, scelgono quasi sempre un prete romano: cattolico è l’esorcista di Friedkin e il prelodato Brown ha ambientato “Angeli e demoni” in Vaticano, non nell’Arcidiocesi di Canterbury.
È in questi momenti – e solo in questi momenti – che comprendo i cattolici ultraconservatori, i quali considerano in toto eretica o scismatica la Chiesa postconciliare, spogliata del latino, dei fastosi paramenti aurei, della sedia gestatoria. Poi però li vedo organizzare rosari di riparazione dopo i Gay Pride di mezza Italia o vendere online calendari commemorativi dell’Inquisizione, e mi passa.
Esteta sì, me non fanatico.
Perciò anche tu, mia bella Berenice, non prenderti troppe libertà con me, non sarò schiavo dei tuoi begli occhi e dei tuoi serici capelli fino alle estreme conseguenze.
Stan